Calcio

Calcio femminile, la lettera di 106 calciatrici contro la Fifa: “Basta rapporti con Arabia Saudita”

La partnership con Aramco non è stata accettata di buon grado alle calciatrici, che dicono no ai rapporti con l’Arabia Saudita

106 cacciatrici professioniste di ben 24 Paesi hanno definito l’accordo di partnership stretto sei mesi fa tra FIFA e Aramco letteralmente “Un dito medio alzato contro il calcio femminile.”

Aramco è una compagnia petrolifera dell’Arabia Saudita che riveste un ruolo da leader nel settore energetico e vanta numerose partnership di rilievo, tra cui quella con il mondo della Formula 1. 

Ma le atlete non sono d’accordo con la decisione presa dalla FIFA e ritengono che questa partnership non tuteli il calcio femminile.

Così le 106 calciatrici hanno deciso di scrivere una lettera aperta al presidente FIFA, Gianni Infantino, sollecitandolo ad annullare la partnership stipulata con Aramco.

La lettera di appello alla FIFA per annullare la partnership con Aramco

La partnership portata avanti da FIFA con Aramco non sarebbe altro che una mano tesa nei confronti di un Paese che non rispetta i diritti delle donne e addirittura criminalizza la comunità Lgbtq+.

Ecco il pensiero delle calciatrici che si chiedono come possa una Federazione Internazionale chiudere un occhio quando si tratta di accettare un accordo con realtà che ledono i diritti umani , diritti su cui dovrebbe basarsi la nostra stessa società, prima ancora che il mondo dello calcio o dello sport in generale.

La FIFA, promuovendo questo tipo di partnership, prende una posizione sfavorevole rispetto a tematiche importanti e questo mette in mostra un lato potenzialmente oscuro e retrogrado del calcio e dello sport contemporaneo.

Inoltre, le calciatrici si chiedono come potrebbe Aramco sponsorizzare i Mondiali femminili del 2027, dal momento che le donne in Arabia Saudita non vengono tutelate né legalmente né tantomeno nello sport.

Conflitto di interessi: il denaro viene prima di etica e valori?

Perché accettare una partnership con un colosso che condivide un tipo di mentalità avversa ai diritti umani?

Questa è la domanda che si pongono le 106 calciatrici che hanno preso in mano la situazione scrivendo una lettera alla FIFA, che non lascia spazio a fraintendimenti. 

“Un dito medio verso il calcio femminile” le calciatrici di tutto il mondo non vogliono ARAMCO tra gli sponsor – Unsplash – footbola.it

“In Arabia Saudita c’è un regime autocratico che viola in maniera sistematica i diritti delle donne e criminalizza la comunità Lgtbqi+. Le autorità saudite hanno speso migliaia di milioni in patrocini sportivi per tentare di sviare l’attenzione dalla brutale reputazione del regime in materia di diritti umani, ma il trattamento delle donne parla da solo”

Nella lettera sottolineano come gli accordi presi con Aramco, che riguardano diversi sport come golf, pugilato, motorsport e calcio, sono stati presi “da uomini abbastanza privilegiati da non essere minacciati dal trattamento riservato dalle autorità saudite alle donne, a coloro che sono Lgbtq+, migranti, minoranze o minacciati dal cambiamento climatico.” 

Sofie Junge Pedersen, una delle firmatarie, ha contattato le giocatrici di calcio di tutto il mondo per parlare di questa questione e si è espressa come segue: 

“Pensiamo che sia abbastanza assurdo che a noi, in quanto giocatrici di calcio, venga chiesto di promuovere sulla nostra maglia la Saudi Aramco come sponsor. La violazione dei diritti umani, la discriminazione contro le donne che le autorità saudite rappresentano. È assurdo e molto scioccante per me che ci venga chiesto di farlo quando questi non sono i nostri valori e nemmeno quelli della FIFA.”

Mentre Jessie Fleming ha rincarato la dose sottolineando come Aramco sia uno dei diretti responsabili del riscaldamento globale:

“La sponsorizzazione molto peggio di un autogol per il calcio, tanto vale che la FIFA versi petrolio sul campo e gli dia fuoco. Meritiamo molto di meglio dal nostro organo di governo rispetto alla sua alleanza con questo sponsor da incubo” 

Conclusioni

Vale di più una sponsorizzazione o il rispetto dei diritti umani? Forse la risposta non è così scontata. 

Se l’obiettivo della FIFA è quello di portare avanti uguaglianza e inclusione nello sport, non si può accettare qualsiasi partnership ma bisogna circondarsi, economicamente e simbolicamente, di realtà che condividono obiettivi simili e che si impegnano nella stessa direzione, questo per evitare di cadere in un’ipocrisia che non fa bene né allo sport né agli atleti e alle atlete.

Per il momento la FIFA non ha risposto, ma il sentore è che l’obiettivo delle calciatrici non fosse quello di avere una risposta ma ottenere un’azione concreta, ovvero vedere stracciato il contratto che lega Aramco alla Federazione Internazionale del Calcio.

Sorge spontaneo chiedersi però perché questa polemica sia sorta solo ora, nel mondo del calcio, mentre in altri sport la partnership con Aramco non abbia mai sollevato domande. Forse, in fin dei conti, il mondo del calcio dimostra di essere più avanti anche solo per essersi reso conto del problema.

Alessia Barra

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