Il difensore uruguaiano aveva 27 anni e lascia moglie e due figli. Il più piccolo, un maschietto, è nato a inizio agosto, poche settimane fa
Tragedia nel mondo del calcio sudamericano. Juan Izquierdo non ce l’ha fatta: il difensore uruguaiano del Nacional di Montevideo è morto nella notte italiana tra il 27 e il 28 agosto a San Paolo, in Brasile. Era ricoverato all’ospedale Albert Einstein in gravissime condizioni ed è deceduto cinque giorni dopo essere crollato in campo, al minuto 84, per un “arresto cardiorespiratorio associato ad aritmia cardiaca” durante il match di Copa Libertadores tra la sua squadra, il Nacional Montevideo appunto, e il San Paolo, allo stadio Morumbi, valida per l’andata degli ottavi di finale.
Soltanto da poche ore, a tragedia ormai avvenuta, è emerso che 10 anni fa, ai tempi delle giovanili, gli era stata diagnosticata una “leggera aritmia” durante i controlli di routine, ha spiegato il Segretario nazionale allo Sport, Sebastian Bauza. Il presidente del Nacional Alejandro Balbi ha assicurato che «a Izquierdo non sono mai stati rilevati episodi cardiaci» durante le visite mediche al club, cui si era unito solo lo scorso gennaio. Izquierdo lascia una moglie e due figli: il più giovane, un maschietto, è nato a inizio agosto. L’episodio ha scosso il mondo del calcio tanto che sabato e domenica in Uruguay erano state sospese tutte le competizioni calcistiche, e probabilmente altrettanto verrà fatto per le prossime. Izquierdo non è, purtroppo, il primo giocatore a morire dopo essersi sentito male in campo. Vediamo chi sono gli altri, prendendo in considerazione soltanto il mondo del calcio.
Giuliano Taccola era un attaccante della Roma che, all’età di 25 anni, è morto il 16 marzo 1969. La tragedia era avvenuta allo stadio Amsicora subito dopo la partita Cagliari-Roma. Prima della gara aveva detto al medico della Roma, professor Massimo Visalli, che non si sentiva molto bene: temperatura di 37,4° e aveva assunto medicinali per ridurre la febbre. A fine gara la situazione era peggiorata. Aveva accusato un malore negli spogliatoi e aveva deciso di adagiarsi su un lettino. Si era sentito male fino a perdere conoscenza. E l’ambulanza aveva già lasciato lo stadio. Taccola era poi deceduto in ospedale.
Era un centrocampista e giocava nel Perugia (lo stadio degli umbri è a lui dedicato). È morto all’età di 24 anni il 30 ottobre 1977 durante Perugia-Juventus, giocata sotto un temporale. La tragedia si è consumata a inizio secondo tempo: scatto di Curi, che si accascia a terra. Romeo Benetti, Roberto Bettega e Gaetano Scirea, che gli sono vicini, lo aiutano a rialzarsi, ma subito dopo ricade con gli occhi rovesciati. Portato fuori dal campo, Curi riceve due iniezioni, poi è sottoposto a massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca prima di essere trasportato al Policlinico. Dall’autopsia si scopre che Renato Curi aveva un’anomalia cronica che risultava dagli esami compiuti con le diverse società nelle quali aveva giocato.
Marc-Vivien Foé ha perso la vita durante la gara con la sua Nazionale, il Camerun. Era il 26 giugno 2003, durante la semifinale di Confederations Cup, giocata a Lione in Francia, tra Camerun e Colombia. Il giocatore si era improvvisamente accasciato a terra al 72’ perdendo conoscenza. Secondo alcuni un defibrillatore sul posto avrebbe potuto salvargli la vita. Aveva 28 anni e giocava nel Manchester City. L’autopsia ha rivelato una cardiomiopatia ipertrofica, cioè un ventricolo sinistro sproporzionato. I tifosi lo ricordano con lo striscione “Un leone non muore mai, dorme”.
È purtroppo nella memoria di tutti. Il 14 aprile 2012 il centrocampista del Livorno, 25 anni, si accascia sul campo del Pescara durante uno scatto. Era il 31’ del primo tempo. Viene sì soccorso da compagni di squadra, avversari e medici, ma non con un defibrillatore. Muore poco dopo in ospedale. L’autopsia aveva poi rivelato una rara malattia ereditaria, la cardiomiopatia aritmogena.
Il terzino sinistro del Siviglia era morto all’età di 22 anni il 28 agosto 2007, dopo aver perso conoscenza in campo nella partita Siviglia-Getafe di tre giorni prima. Era stato soccorso immediatamente dallo staff medico e dai compagni di squadra, ma durante il trasporto in ospedale era stato colpito da continui attacchi cardiaci. L’autopsia aveva confermato la cardiomiopatia ventricolare destra aritmogena. È spesso causa di morte improvvisa tra i più giovani, ma che può essere diagnosticata in anticipo.
Giocava nel Benfica ed era un attaccante ungherese, deceduto per un malore durante la partita con il Vitoria Guimaraes il 25 gennaio 2004. Quel tragico match lo aveva iniziato in panchina. Entrato in campo, era stato ammonito nei minuti di recupero, ma poco dopo si era piegato in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia, e poi era crollato sul terreno di gioco. Soccorso con massaggio cardiaco, è poi morto in ospedale prima di mezzanotte. L’ambulanza era intervenuta dopo un quarto d’ora.
Il difensore del Sao Caetano aveva 30 anni. È morto dopo un attacco cardiaco sul campo, il 27 ottobre 2004, durante la partita contro il Sao Paulo. Serginho era crollato a terra, perdendo conoscenza, in area di rigore. Trasportato d’urgenza in ospedale, morì poco dopo l’arrivo. L’autopsia aveva rivelato un’ipertrofia: un cuore grande quasi il doppio del normale.
Il difensore della Fiorentina (e capitano della viola) e della Nazionale non è morto in campo. Il 4 marzo 2018, poco prima delle dieci del mattino, il giocatore non si era presentato a colazione. La squadra era in ritiro a Udine per la partita di campionato in programma alle 15: i dirigenti lo hanno trovato poi morto in camera, nel suo letto. Aveva iniziato la carriera nelle giovanili del Milan prima di passare da Pizzighettone, Cremonese, Cagliari, Roma e Fiorentina. Per lui anche 14 presenze in nazionale e un gol.
Nove anni prima la morte di Davide Astori, anche Daniel Jarque era molto lontano dai campi di gioco. Il giocatore, all’età di 26 anni, era morto l’8 agosto 2009 mentre era in ritiro a Coverciano con la sua squadra. Stava parlando con la fidanzata al telefono. A ucciderlo l’asistolia, una condizione patologica dovuta alla mancanza di attività elettrica cardiaca.
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