Bologna-Milan partita rinviata a data da destinarsi. Nel senso più pieno del termine. La Lega è chiamata a risolvere un complicatissimo gioco di incastri per recuperare una data da incastonare in un calendario fittissimo che non lascia spazio a soluzioni che non siano compromessi.
La decisione del Comune
La decisione, ancora parziale è del Comune. Legata all’ordine pubblico e alla prevenzione e al contenimento delle conseguenze dell’alluvione che ha interessato il quartiere Porto-Saragozza, zona dove sorge l’impianto. In quel quadrante sono in corso intense attività di ripristino della situazione nelle aree pubbliche e nelle proprietà private e le previsioni non consentono di prevedere il ritorno alla normalità nelle prossime ore, vista anche l’allerta meteo. La partita dunque, fra l’altro di cartello e che richiamerebbe almeno 35000 persone, creerebbe notevoli difficoltà alle operazioni in corso ed aggraverebbe il contesto in cui già si trova quella zona, creando rischi per l’incolumità e la sicurezza delle persone.
L’idea di un Bologna – Milan a porte chiuse
Il calcio, però non si arrende. E cerca un salvataggio in calcio d’angolo. La proposta sarebbe un Bologna – Milan a porte chiuse o anche in campo neutro. Insomma, va bene tutto pur di evitare lo slittamento di una sfida che rischia di giocarsi a febbraio. Sia i padroni di casa che i rossoneri sono impegnati in Champions League e nelle uniche settimane senza coppe internazionali si deve onorare quello in Coppa Italia. Calendario alla mano la prima finestra aperta è quella del 15 dicembre, ma è comunque una soluzione complessa perché a quel punto sarebbe necessario far slittare Hellas Verona – Milan, in programma venerdì 21 dicembre. Più probabile che si scavalchi l’anno e si arrivi a febbraio 2025 quando il calendario dovrebbe dare un po’ di respiro (in gennaio il Milan deve giocare la Supercoppa Italiana, altra competizione “allargata” in ossequio ai lauti compensi dei diritti tv).
Il rischio braccio di ferro fra calcio e istituzioni
L’alternativa allo slittamento è forzare la mano proprio facendo leva sull’ordinanza del Comune e chiedendo di giocare dunque ugualmente ma a porte chiuse, riducendo quindi al minimo i rischi in una delle aree che, come specifica la stessa nota, è una delle zone più a rischio della città. Idea scivolosa, comunque destinata a far discutere sul concetto dello “show must go on”. L’unica certezza è che si rischia l’ennesimo cortocircuito fra calcio, istituzioni e opinione pubblica.
Bologna è stata messa in ginocchio e mettere sullo stesso piano della bilancia una partita di calcio, l’ordine pubblico e la necessità di una città in difficoltà non sembra, da qualsiasi prospettiva la si osservi, esattamente una scelta brillante. Legittimo chiedersi se fosse evitabile evitarlo, ma è una domanda da porre a chi accetta il compromesso del giocare tanto e a tutti i costi con il calcio e con il clima per poi ritrovarsi a tamponare situazioni che sarebbero state molto più gestibili attraverso la prevenzione, sia in ambito sportivo sia nella gestione della cosa pubblica.