
Vincenzo Italiano allenatore Bologna Immagine | Ansa
Il Bologna di Vincenzo Italiano è anche quest’anno la squadra rivelazione del campionato. Cambiano gli uomini, in campo e in panchina, ma non la continuità di rendimento. Se il campionato finisse oggi, i rossoblù sarebbero quarti in classifica e qualificati per la Champions League.
La lezione di Italiano a Thiago Motta
Al netto della roboante vittoria con la Lazio, il Bologna sta giocando un campionato straordinario. Il mercato che aveva lasciato in eredità la sensazione di un ridimensionamento, si è rivelato invece una rifondazione. Non era facile rimpiazzare Calafiori, Saelemaekers e Zirkzee e con Ferguson a mezzo servizio, ma senza i “tenori” della scorsa stagione Vincenzo Italiano ha proposto un Bologna ugualmente efficace e spettacolare, in grado di difendersi in Champions League, restare attaccato alla zona Europa che conta in campionato e capace di centrare, con ottime possibilità di passare il turno, la semifinale di Coppa Italia. Risultati migliori di Thiago Motta che ha giocato un turno in più in Champions, è già fuori dalla Coppa Italia e insegue il Bologna in classifica.
La valorizzazione dei talenti
Altro innegabile merito di Italiano è la valorizzazione dei talenti: è riuscito a cavare il massimo da calciatori arrivati da semisconosciuti e oggi in grado si spostare gli equilibri. Due nomi su tutti, Benjamín Domínguez e Santiago Castro, rispettivamente 21 e 20 anni, appena convocati dalla nazionale Argentina. Ottima pesca anche il danese Jens Odgaard, già al suo sesto gol in campionato. I classe 2000 Juan Miranda (due assist contro la Lazio) e Dan Ndoye, anche lui del 2000, diventato uno dei migliori esterni della Serie A con sette gol in campionato. Tigri nel motore di un telaio già collaudato dove hanno immediatamente trovato collocazione e rendimento Calabria, ritrovatosi dopo le amarezze a Milano, Cambiaghi, Dallinga, Casale, Iling-Junior e Holm.
La forza delle idee di un allenatore sottovalutato
La sensazione è che Italiano sia un allenatore sottovalutato. Alla guida della Fiorentina, nelle ultime tre stagioni, ha centrato tre finali e restituito dignità a un club che faticava a emergere dalla metà classifica. A Bologna aveva tutto da perdere, ma ha accettato e sinora stravinto la scommessa, reggendo anche dal punto di vista caratteriale scetticismo, pressioni e il confronto con Thiago Motta. Una rivincita importante per un allenatore snobbato da Milan e Roma che hanno preso altre strade, andando a sbattere. Il finale della storia è ancora tutto da scrivere, ma non è impossibile immaginare un Bologna ancora in Europa (resta da capire quale) e che torni a giocare una finale di Coppa Italia dopo più di mezzo secolo, anche perché nella lezione di Italiano è compresa anche il corso di autostima. Questa squadra è e si sente forte.