“Tutti quelli scesi in campo a San Siro avevano una storia assurda. Erano tristi, o delusi, o infortunati, o avrebbero voluto andarsene. Non avresti mai immaginato le loro storie”. Nelle parole del capitano del Bodø/Glimt, Ulrik Saltnes, c’è un mondo perlopiù inesplorato. Talmente inesplorato che l’emittente TV2 ha dedicato un documentario chiamato ‘Underet i Nord’, ‘Meraviglia del Nord’, per spiegare come in quattro anni (dal 2016 al 2020) una squadra in lotta per salvarsi sia arrivata in testa all’Eliteserien, il massimo campionato norvegese. E Bodø, 50mila abitanti nei pressi del Circolo Polare Artico, a 16 ore di macchina da Oslo, di stranezze ne ha. Una su tutte? Bjorn Mannsverk, ex pilota di caccia assunto come mental coach nel 2017, che trovò “noiose” le prime partite di calcio viste…
Domenica 22 novembre scorso, al Marienlyst Stadion di Drammen, il Bodø/Glimt si è laureato campione di Norvegia battendo 2-1 lo Strømsgodset, con 5 giornate d’anticipo e un vantaggio di 18 punti sul Molde secondo. Il giorno dopo, otto aerei F-16 hanno scortato quello del Glimt – rinominato per l’occasione, da SK4106 a GOLD20 – verso l’aeroporto di Bodø. All’arrivo, un autobus ha portato la squadra per la città, con la polizia al seguito, fino al municipio, dove ad attenderla c’era il sindaco Ida Maria Pinnerød: “Che atmosfera, semplicemente toccante. Si capisce cosa significhi per la città e per l’intera regione. Che gioia ci hai portato, caro Glimt. Il fatto che tu sia un piccolo club, non significa che tu non possa fare grandi cose“. Il consigliere Tomas Norvoll ha rincarato la dose: “Questi sono i nordici, vedono opportunità, l’oro sta qui, al nord. Non è un cliché!”.
Il riscatto del Bodø/Glimt
La festa vera à arrivata invece il 19 dicembre, in casa, all’Aspmyra, con un 3-0 sul Viking: 26° vittoria su 30 partite, 103 reti realizzate e 32 subite. Un trionfo. Sotto ogni fronte. Nell’autunno 2018, il tecnico Knutsen era a un passo dal licenziamento e il Glimt dalla retrocessione. Sulla sua conferma, che gli ha evitato un secondo esonero dopo quello del 2016 con l’Åsane, poggia il titolo vinto nel 2020. “È un grande giorno. Sono commosso, abbiamo creduto nel modo in cui giochiamo a calcio, è un club fantastico e questo è il punto più alto dal 1916, è un oro per l’intera regione”, ha detto festante a Eurosport. Del resto, dopo tre secondi posti (1977, 1993 e 2019) e un terzo (1995)…
Effettivamente il Bodø è un amalgama di riscatti. C’è Patrick Berg, figlio di Ørjan e nipote di Harald “Dutte”, che alzò la Coppa nazionale nel 1975. Patrick aveva soli 7 anni e oggi ha superato la depressione: poteva lasciare gratis il club, ha rifiutato il rinnovo, poi ha vinto il campionato da protagonista e ora partirà: “Spero che il club non vincoli nessuno a restare”. C’è Philip Zinckernagel, arrivato per meno di due milioni di corone dal Sønderjyske (Danimarca), che a 25 anni – dopo 19 reti e 24 assist – è già andato al Watford. C’è il suo connazionale Kasper Junker, 3 gol in 25 partite con l’Horsens nel 2019 e 27 col Glimt (con 11 assist e la gemma del 24 settembre a San Siro, contro il Milan). E c’era Jens Petter Hauge: 14 reti da ala sinistra e lo spogliatoio oggi condiviso con Ibrahimovic. Due anni fa però non era titolare: prestato ad Aalesund sperando nel suo riscatto, giocò 150’ in mezza stagione, mai da titolare.
Champagne e Covid-19
Ancora, il capitano del Glimt, Ulrik Saltnes, dal 2011 in giallonero, nel 2016 aveva quasi lasciato il calcio: “Ho chiuso”. Si sentiva peggio di anno in anno, accusò nausea e mal di stomaco, poi ha incontrato il tecnico Knutsen nel 2017: in cinque anni aveva segnato 3 gol, negli ultimi quattro invece (rispettivamente) 13, 4, 7 e addirittura 12 nell’ultima stagione, in cui si è detto “inebriato dallo champagne”. E Marius Lode, difensore oggi nel giro della nazionale, nell’autunno 2015 era al Bryne e scontò una squalifica per doping: “Ho perso tutto, è stato difficile ma mi sono dato un obiettivo ed è stato come salire su un ottovolante, sia sportivo che emotivo”, ha affermato allo Stavanger Aftenblad.
Per “colpa” della sua convocazione in nazionale, e dunque dei contatti con Elabdellaoui positivo al Covid-19, sia Lode che Berg hanno vissuto la festa del loro Glimt da Oslo, nell’hotel in cui erano in isolamento. Per la legge del contrappasso, le vie di Bodø erano invece piene di gente. Assembramenti sia nelle piazze che nello Sports Bar cittadino, dove i tifosi si sono radunati provocando la (pacata) reazione del medico Tor Claudi: “Le misure di controllo della pandemia sono state dimenticate”. Lo stesso Sports Bar era frequentato da Hauge, Saltnes, Moe e Berg, tutti originari della regione del Nord Norge: “La metà della prima squadra sono ragazzi del posto, puntiamo ad avere il 40% della nostra rosa del Nord Norge”, aveva ripreso il New York Times. La stampa mondiale si era interessata a loro: “Questa è la nostra identità, i tifosi vogliono che giochino i norvegesi del nord“.