BeNe League, una lega di 18 squadre, tra cui dieci olandesi e otto belghe, per riportare i due paesi del Centro Europa tra le grandi del calcio mondiale. E l’idea sembra esser nemmeno molto lontana dall’essere realizzata. La Eredivisie e la Jupiler Pro League sono due campionati aperti al futuro, riappropriatosi negli ultimi anni di un respiro internazionale grazie alle apparizioni in Champions League di Ajax e Gent.
L’idea BeNe League nasce nel 2014 dal bisogno di una ristrutturazione dei diritti tv, sia in Olanda che in Belgio. Una delle voci più convinte della delegazione belga è stata il presidente del Club Brugge Bart Verhaeghe, che negli anni ha dichiarato: “Ci stiamo lavorando molto, anche se per adesso pochi club della Jupiler Pro League hanno accettato la visione. Dobbiamo anche considerare la differenza tra gli accordi televisivi, che scadono con tempistiche diverse rispetto all’Eredivisie. Comunque i club iscritti a questa nuova lega in fase di progettazione potrebbero tornare ad avere un ruolo centrale in Europa, anche perché punterebbero a contratti televisivi molto più remunerativi”.
Proprio i diritti tv sembrano il nocciolo della questione. L’ultimo accordo della Jupiler Pro League è stato firmato dalla lega belga con la società MP&Silva, fondata dai manager italiani Riccardo Silva e Andrea Radrizzani. L’accordo prevede la differenziazione dei due trienni 2014-2017 e 2017-2020, con il primo che avrebbe portato nelle casse dei club 70 milioni di euro annui, mentre il secondo periodo avrebbe visto un ulteriore aumento di 10 milioni. Ancora pochi per i progetti di espansione calcistica, che si possono osservare nelle ambiziose idee di Genk, Club Brugge ed Anderlecht. Nei Paesi Bassi, secondo i report, è stato firmato un contratto della durata di 12 anni pari a 960 milioni fino alla stagione 2024/2025, circa 80 milioni all’anno.
La BeNe League non ha un’origine calcistica, anzi negli ultimi anni ha avuto una predisposizione per il ghiaccio, quello dell’hockey. Infatti dal 2015, una delegazione di 10 squadre olandesi e 8 belghe affrontano il campionato nazionale, massimizzando la pubblicità per gli eventi, a tal punto da esser diventato il secondo sport più dopo il calcio. Negli ultimi anni, con il processo evolutivo del calcio femminile, l’idea della BeNe League è stata utilizzata anche in Olanda e in Belgio. Infatti dal 2012 al 2015 13 squadre femminili belghe ed olandesi si sono affrontate in una superlega. Solamente la formazione di altre 10 squadre nei rispettivi paesi, ha costretto nel 2015 le due federazioni a separarsi, riprendendo il percorso di lega nazionale.
I lati positivi di questo accordo, in questa fase ancora di poca partecipazione, sarebbe quello di riunire squadre come Genk, Anderlecht, Gent, Standard Liegi e Club Brugge, con formazioni di livello come Ajax, PSV, Feyenoord e AZ Alkmaar. Una grande superlega in grado di alzare il livello tecnico del campionato, aumentando anche il numero di posti disponibili in Europa. Tutto ciò, insieme ad una percezione diversa da parte degli atleti di livello nell’affrontare questo nuovo campionato, potrebbe portare anche all’acquisizione di giocatori di qualità. In tutto ciò si scontrerebbero due realtà nazionali in grado di potenziare e servirsi del lavoro delle formazioni primavera, basti vedere gli esempi di Ajax e Genk negli ultimi 10 anni.
A questo si aggiungerebbero anche delle regole che favoriscono l’acquisto di giocatori stranieri. Infatti in Belgio, paese della sentenza Bosman, la federazione permette la composizione di una rosa con soli sei calciatori autoctoni sui 27 totali, scelta che aiuta la compravendita di calciatori extracomunitari in una percentuale quasi cinque volte maggiore rispetto agli altri campionati europei.
Chi ci perde nella formazione di questa superlega? Quali sono i dettagli da definire? Nonostante apparentemente la proposta sembra poter portare solo benefici alle squadre dei campionati in questione, non è stata ben accolta da gran parte del pubblico. I punti di dibattito sarebbero due: in primis la questione delle rose con meno appeal, ovvero tutte le squadre che verrebbero automaticamente escluse dalla nuova lega come conseguenza diretta. In secondo luogo il problema riguarda le trasferte internazionali, che potrebbero diventare una questione problematica di natura economica e logistica per le squadre della lega. Ultimo, ma sicuramente non per importanza, sarebbe il discorso delle promozioni e retrocessioni, che vedrebbero in concorrenza l’Eerste Divisie e la Proximus League. Su questo punto latitano commenti, ma sembrano meno preoccupate le squadre della seconda divisione belga. Infatti ormai da qualche anno, quasi tutte hanno una presidenza in grado di fornire grande risorse economiche, patrocinate da fondi di provenienza asiatico-americana.
Un affare economico, prima che calcistico. E’ questo il pensiero del tifoso medio, che vedrebbe migrare la propria squadra in altre nazioni. Sembra la scelta giusta per accrescere il livello del calcio nel Centro Europa, con una raggio di luce nettamente più ampio ad esaltare le imprese calcistiche in Belgio e in Olanda, con sullo sfondo le rose nazionali, in grado di fornire grandi prestazioni ma soprattutto grandi nomi del calcio mondiale. Sarà una rinascita? Molto probabilmente. Sarà immediata? Molto più vicina di quanto ci aspettiamo. Sicuramente lascerà indietro qualcuno, cancellerà sfide storiche per portarne altre, tentando il tifoso medio, a domandarsi cosa festeggerà in caso di vittoria: sicuramente non un titolo nazionale.