Barcellona-Bayern solo a pronunciarlo mette davanti alla mente i ricordi della peggior notte della storia blaugrana. L’inizio della fine, l’incipit di un crollo verticale in casa Barça che ha portato alla situazione di smarrimento attuale. Ma anche l’apice dell’ultimo Bayern Campione d’Europa, poi ridimensionato dalla stagione successiva.
Alla fine è passato poco più di un anno nonostante nel frattempo abbiano fatto in tempo a coronarsi campioni d’Europa due club differenti: uno quel Bayern lì, seguito poi dal Chelsea, sequenza opposta rispetto a quanto visto nel biennio 2012/13.
Il Barcellona è la squadra più cambiata da allora: era il primo Barça di Griezmann e l’ultimo di Suárez. Una squadra al termine della sua grande era, resa viva dagli strascichi di quel grande ciclo che aveva perso il proprio status nella clamorosa rimonta subita ad Anfield. Da quell’8-2 non è cambiato solo nella rosa il Barcellona, è cambiato nella percezione, nello status: al fischio d’inizio di quella partita, anzi, fino al risultato del provvisorio 1-1, si aveva l’impressione di assistere a un big match incertissimo tra due delle favorite al titolo. Ma gol dopo gol la reputazione del Barcellona si è sgretolata facendo cadere un castello di carte eretto dalla sciagurata presidenza Bartomeu.
Da lì una sequenza di colpi da KO che hanno portato il Barcellona in un anno da essere una pretendente alla Champions a diventare una delle opzioni estreme e meno quotate tra le big d’Europa. Il cambio Setién-Koeman, il burofax di Messi, il pasticcio della cessione di Suárez e le tante difficoltà culminate poi in un’altra eliminazione, stavolta più onorevole, in quel di Parigi, perfetta fotografia dello scambio di ruoli che c’è stato in questi tempi tra Barça e Psg, reso ancora più evidente dal trasferimento di Messi.
Di quel Barcellona umiliato a Lisbona non ci sono più Semedo, Griezmann, Vidal, Messi e Suárez, praticamente metà della squadra messa da Setién in quella sera sciagurata. Ma c’è di peggio: perché per quanto la squadra fosse già in fase di declino e anche i grandi tenori in quella stagione avevano faticato a imporsi come negli altri anni, presentarsi con Messi e Suárez spaventava sicuramente di più rispetto all’inedita coppia Depay-Luuk De Jong che scenderà in campo stasera al Camp Nou. Sembra passata una vita, ma in realtà era solamente l’estate 2020. Chissà che un Barcellona più umile però non possa trovare la sua rivincita potendo giudicare con più criterio un avversario che comunque non è lo stesso dell’ultimo scontro.
Il Bayern di quelle settimane aveva i contorni della squadra ingiocabile, per quanto il suo apice sia stato proprio l’8-2, molto più convincente rispetto al sofferto 1-0 della finale con il Psg in cui sono stati provvidenziali gli errori degli attaccanti parigini sotto porta più che la prova dei bavaresi. Oggi è un Bayern sicuramente meno dominante, più insicuro, meno favorito per il successo finale rispetto ad altre big in ascesa, su tutti proprio il citato Psg. La squadra si è mutata meno rispetto al Barcellona, ma non ha saputo aggiungere quelle figure in grado di migliorare la rosa titolare (anzi, un pezzo grosso come Alaba è andato via) per poter sopperire agli anni che per alcuni elementi cominciano a pesare.
Barcellona-Bayern è per forza un big match, è sicuramente la partita più attesa del martedì per la storia delle due squadre e per il fatto che l’ultimo precedente è quella partita lì, capace di scalzare dall’album dei ricordi partite leggendarie, tra cui quella dell’iconico tunnel di Messi a Boateng. Servirà guardarla però con gli occhi giusti, cercando di capire che si assisterà a un match tra big in cerca di rilancio, in cerca di quelle sensazioni che le possano rimettere in cima alla lista di chi ambisce ad alzare la coppa.
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