Il ricordo del grande Atletico Mineiro del 2013 era la grande ispirazione da seguire per la partita con il San Paolo: quella grande squadra fortissima caratterialmente che vinse una Copa Libertadores con rimonte ai limiti del normale giocando il ritorno tra le mura amiche.
Gli interpreti sono decisamente diversi rispetto a tre anni fa ma la musica sembrava la stessa: l’Atletico Mineiro comincia trascinato dal pubblico, macina gioco e segna senza pietà e stavolta addirittura invece di trovare il pari negli ultimi minuti, nel primo quarto d’ora ha già messo le cose a posto. L’1-0 di Michel Bastos ribaltato con le reti di Cazares e Carlos Carvalho in pieno stile Galo con attacchi soffocanti in massa che prima o poi liberano l’uomo sul secondo palo.
Eppure dopo il raddoppio del ragazzo classe ’95 da seguire con grande attenzione qualcosa è cambiato soprattutto nella testa del San Paolo. La Tricolor ha avuto le energie e il coraggio di osare, la spinta morale di provarci e quel gol lampo su calcio d’angolo che ha impedito che quell’inferno alvinegro avesse ancora una volta la meglio.
Stavolta non c’erano Guilherme o Leonardo Silva, gli eroi di tre anni fa capaci di prolungare ai rigori sia la semifinale con il Newell’s che la finale con l’Olimpia; stavolta c’era solamente una squadra forte che non ha saputo fronteggiare un avversario in forte crescita che ha guadaagnato col tempo un formato Libertadores davvero impressionante.
L’Atletico Mineiro esce così con le ossa rotte dopo aver sognato l’ennesimo ribaltone in casa propria, dopo aver solamente riassaporato il gusto della rimonta a cui era tanto affezionato e adesso rimane con le briciole in mano. C’è un campionato appena cominciato da onorare, c’è ancora la Copa do Brasil, c’è un giovane fortissimo come Carlos Cavalho da valorizzare ma probabilmente a Belo Horzonte queste non saranno consolazioni sufficienti per controbilanciare l’eliminazione con i connazionali del San Paolo che invece ora sognano in grande.
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