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Scorie colchonere, di notti già viste

“Con la Coppa del 2012 iniziò tutto” ha recentemente proferito Diego Simeone in prossimità della finale di oggi, contro l’Olympique Marsiglia. Innegabile che l’Atleti in Europa League faccia ritornare il pensiero a una dimensione passata ancor ben viva nelle giocate di Agüero, Forlán, Falcao ma soprattutto, più genericamente, a quel ciclo che non prevedeva ancora gli exploit in Champions che si sarebbero susseguiti negli anni (Lisbona 2014 e Milano 2016, una des finales mas injustas que se recuerdan). Se la Coppa dalle grandi orecchie è oggi una maledetta e fallace illusione, diverso è l’argenteo discorso di quei 15 chili incastonati sul marmo giallo dell’Europa League.

Le scorie del 2010 – Emblematico il fatto che a segnare il primo gol colchonero in quell’edizione di Europa League sia stato uno che possedeva il nome dello stadio dell’Atleti nel cognome (José Antonio Reyes Calderón, contro il Galatasaray). Non sarebbe stato un percorso disseminato di rose e fiori, sebbene Simeone fosse d’obbligo tra i favoriti essendo stato declassato dalla Champions, pure in malo modo visto che Chelsea e Porto conclusero rispettivamente  la fase a gironi a quota 14 e 12 e gli spagnoli restarono a 3 punti insieme al modesto Apoel. In ogni caso servì un gol di Forlán al 90′ per avere la meglio sui turchi, nell’incandescente ritorno di Istanbul. La doppietta del Kun Agüero all’Alvalade bastò per avere ragione sullo Sporting Lisbona in virtù di una miglior differenza reti (reti bianche in Spagna, 2-2 in Portogallo), ai quarti fu lo stesso copione con la differenza che il 2-2 accadde al Mestalla contro David Villa e gli altri 10 che eliminarono il Genoa nella fase a gironi. Archiviata la pratica con uno 0-0, le semifinali dissero Liverpool e anche qui il passaggio del turno fu sul filo del rasoio. Simeone capitalizzò al massimo la vittoria di misura a Madrid (1-0, Forlán), poi patì al ritorno per il pari di Aquilani che rimise tutto in discussione, infine si portò a casa la partita non senza brividi. L’israeliano Benayoun diede ai Reds la momentanea illusione di finale (95′), prima che Diego Forlán al 102′ strappasse i pass per la Nordbank Arena di Amburgo. Pure qui si andò ai supplementari, evidentemente cari al Cholo: la quinta rete nella competizione per Forlán fu bilanciata dal gallese Davies, poi ancora il Cigno, al 116′, spense i sogni di Bobby Zamora, del Fulham e di Roy Hodgson.

Le scorie del 2012 – Dopo un anno di stop, in cui i Colchoneros furono eliminati da Bayer Leverkusen e Aris Salonicco nel girone, e fu dunque il Porto di Radamel Falcao ad alzare l’EL in faccia al Braga di Paciência nel 2011, ecco il prepotente ritorno dei rojiblancos. Vinto il raggruppamento comprendente pure Udinese, Celtic e Rennes, emerse subito un elemento di palese innovazione rispetto alla stagione prima. Salutati in un colpo solo Forlán e Agüero, ecco lo spagnolo Adrián e il già sopracitato campione in carica Falcao. Duo scoppiettante, che in campo si trovava alla perfezione e la Lazio ne seppe qualcosa (1-3 all’Olimpico, rete dell’oggi puntero del Depor e doppietta del colombiano). E al ritorno la compagine biancoceleste conobbe un altro dei segreti nella manica di Simeone: la gestione dei piazzati con tale Godín a colpire. Leitmotiv che il resto del mondo avrebbe ammirato a Lisbona nel 2014, per dirne una. Tuttavia non c’erano solo attaccanti e difensori, perché pure la mediana rojiblanca poteva vantare qualità: la doppietta di Salvio fu utile per sbarazzarsi di una nuova turca, non più Galatasaray ma Beşiktaş (con l’ex Simão in rete, tra l’altro), prima che El Toto, aiutato da Falcao e Adrián López, mettesse lo zampino pure sullo 0-3 di Istanbul. Ai quarti fu regolato l’Hannover con gli stessi marcatori (2-1 in Spagna, 1-2 in Germania), in semifinale ci fu il Valencia e qui sorsero i problemi. Ma bastò un agevole 4-2 al Calderón (doppietta Falcao, Miranda, Adrián), nonostante due gol regalati nei recuperi di primo e secondo tempo a Jonas e Ricardo Costa, per giocarsela al Mestalla con tranquillità. Pure qui Adrián timbrò il cartellino (0-1), siglando il suo 10° sigillo ma lasciando la finale di Bucarest ad altri protagonisti. Nel derby spagnolo contro l’Athletic Bilbao di Bielsa e Llorente, fu serata per Falcao (arrivato a 12 nella classifica marcatori), ma pure per un Diego che la Juventus forse scaricò con troppa fretta. Era la squadra che avremmo imparato a conoscere poco dopo: Courtois, Juanfran, Godín, Miranda, Filipe Luís, Mario Suárez, Gabi, Arda Turan…

Matteo Albanese

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