La semifinale di Champions League in programma per questa sera rievoca lontani ricordi: nel 1974 infatti allo stadio Heysel Atletico Madrid e Bayern Monaco si contesero la vecchia Coppa dei Campioni in una finale giocata per due volte a causa del regolamento di allora.
Siamo lontani dal tragico 1985 e lo stadio Heysel è semplicemente il miglior impianto calcistico del Belgio e ospita per la prima volta una finale di Coppa dei Campioni a distanza di 54 anni dalle Olimpiadi di Anversa, ultimo grande evento sportivo disputato in terra fiamminga.
Il cammino dell’Atletico Madrid fu piuttosto complicato: al primo turno i colchoneros eliminarono il Galatasaray solamente ai supplementari, e poi con grande intelligenza e una serie di 2-0 nelle gare d’andata buttarono fuori in ordine Dinamo Bucarest (con un grandissimo Dudu Georgescu in campo), Stella Rossa e il Celtic.
Il Bayern arrivava con una rosa eccellente che darà tanti giocatori alla nazionale tedesca campione del mondo l’estate successiva: al primo turno i bavaresi passarono solamente ai rigori contro la squadra svedese Atvidaberg; poi un clamoroso doppio confronto con i tedeschi dell’est (scontro che anticipa lo storico Germania Ovest-Germania Est del Mondiale ’74) della Dinamo Dresda che a sorpresa aveva buttato fuori la Juventus nel primo turno; ai quarti fu il turno del CSKA Sofia mentre in semifinale le vittime di Beckenbauer e compagni furono gli ungheresi dell’Ujpest, grande rivelazione del torneo.
La finale, come sopra citato, si giocava allo stadio Heysel il 15 maggio che però non sarà la data che consacrerà il nuovo campione d’Europa. Il regolamento dell’epoca infatti ancora non prevedeva i calci di rigore per la finale quindi in caso di parità si giocavano i consueti 30′ supplementari e in caso di ulteriore parità si tornava in campo due giorni dopo per rifare la partita, sempre nello stesso stadio.
La prima delle due finali fu una partita equilibrata che al termine dei 90′ vedeva il punteggio ancorato sullo 0-0: al minuto 114 però un estroverso fantasista madrileno con una visione futurista del calcio, piazza la palla all’incrocio su calcio di punizione e porta in vantaggio l’Atletico. Tutti lo chiamano “Zapatones“, visto il suo numero 44 di scarpini, ma all’anagrafe si chiama Luis Aragones e una volta che passerà dal campo alla panchina darà il via al più grande ciclo di successi della storia del calcio spagnolo prima di passare a miglior vita causa leucemia.
Il gol al supplementare non basta perché i tedeschi geneticamente sono i più forti della storia per rimontare: i minuti da giocare sono 120 e Hans Georg Schwarzenbeck proprio al minuto 120 pareggia i conti rinviando di due giorni il verdetto della finale.
Si torna all’Heysel il 17 maggio ma le cose sono totalmente cambiate: i colchoneros hanno il morale sotto i tacchi, hanno speso di più nella partita precedente e gli schemi difensivi sono totalmente saltati. Il Bayern con germanica organizzazione coglie la palla al balzo e con un gioco di rimessa può permettersi di scherzare per tutta la partita: Beckenbauer è insuperabile, Breitner non guarda in faccia a nessuno e davanti la coppia formata da Uli Hoeness e Gerd Muller fa quello che deve fare, andare a segnare.
La gara realmente non è mai aperta e una doppietta del futuro presidente della squadra e di quel dannato piccoletto pallone d’oro 1970 consegnano agli annali 4 gol bellissimi e uno dei tabellini più cruenti della storia delle finali di questa coppa.
Quel giorno a Bruxelles nacque la squadra dominatrice d’Europa che vincerà la Coppa dei Campioni anche l’anno dopo a Parigi contro il Leeds e due anni dopo a Glasgow contro il Saint Etienne. I campioni d’Europa dell’Heysel però rifiutarono di partecipare alla Coppa Intercontinentale del 1974 alla quale partecipò proprio l’Atletico Madrid che vinse il doppio confronto con l’Independiente e diventò la prima (e tuttora unica) squadra campione del mondo a non aver vinto la coppa della propria confederazione.
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