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Atalanta, il sogno diventa incubo: vince la Dinamo 4-0

Una serata attesa tre mesi e mezzo; l’Atalanta, dopo la rimonta con il Sassuolo nell’ultima giornata del campionato scorso, aveva voglia di confrontarsi con la Champions League. Un girone con Manchester CityShakhtar e Dinamo Zagabria; difficile ma non impossibile. Il sogno dei ragazzi di Gasperini si è trasformato in un vero e proprio incubo; sono bastati quarantacinque minuti per far capire a Gomez e compagni le difficoltà di una competizione dove nessuna squadra va sottovalutata (chiedere all’Inter). Allo Stadion Maksimir la coppia Olmo-Orsic ha svegliato l’Atalanta che ora, in ottica passaggio del turno, deve compiere un miracolo.

Atalanta, benvenuta in Champions

Il quattro a zero subito è il peggior benvenuto che l’Atalanta potesse ricevere dalla Champions League. Una gara interpretata male, giocata peggio e chiusa con un punteggio pesante sotto tutti i punti di vista. Nei primi quarantacinque minuti è prevalsa l’esperienza dei padroni di casa sicuramente più abituati a determinati palcoscenici. La Dinamo ha fatto quello che ci si aspettava dall’Atalanta: aggredire gli avversari e sfruttare le qualità dei suoi uomini migliori (Olmo ha incantato, Orsic ne ha fatti tre). Gasperini sperava in una serata diversa; la Champions, però, è una competizione complicata per tutti figurarsi per chi non l’aveva mai disputata.

Adesso serve un miracolo

La prossima gara, a San Siro contro lo Shakhtar, diventa fondamentale per il passaggio del turno; l’Atalanta dovrà essere brava a resettare la serata con la Dinamo per non rovinarsi quanto guadagnato sul campo. Il girone non era facile prima e si è complicato ulteriormente ma quella vista allo Stadion Maksimir non è la squadra di Gasperini. Serve una reazione per dare un senso al girone e trovare la prima storica vittoria in Champions League.;

Un sogno diventato incubo: l’Atalanta ha capito cosa vuol dire giocare in determinati palcoscenici. Ora non resta che asciugarsi le lacrime e ripartire perché nel calcio nulla è impossibile.

Saverio Fattori

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