In ritardo rispetto alle partite giocate tra martedì e mercoledì, Linfield e Celtic chiudono l’andata del secondo turno preliminare di Champions League. Una sfida che definire affascinante non basta, un’inedito derby britannico, un Old Firm sui generis, che non potrà far altro che infiammare questa notte di mezza estate.
Come sempre accade a queste latitudini il match non si può ridurre ai 90 minuti sul rettangolo di gioco, con i tipici scontri rudi e aspri da working class che il calcio patinato tende sempre più a oscurare, qui ogni squadra si impregna di un preciso e indissolubile senso di appartenenza, che rende il calcio un tutt’uno con religione e politica, sempre e comunque, senza eccezione alcuna.
Il Linfield è l’esempio perfetto di questa commistione di valori, fondato nel 1866 a Sandy Row da un gruppo di operai protestanti, unionisti, dunque lealisti e duramente contrapposti ai cattolici, che si affiliarono fin da subito con i paramilitari dell’Ulster Defence Association e con l’Orange Order. Ancora oggi sono gemellati con i Rangers e il Chelsea, con i quali formano il cosiddetto trio dei “Blues Brothers”.
La compagine divenne il punto di riferimento per tutti i protestanti della città, e l’acerrima rivale del Celtic Belfast, società nata ispirandosi proprio ai Celtic di Glasgow, dai quali mutuarono colori sociali e nome dello stadio, oltre ovviamente alla profonda matrice cattolica. Le due squadre sin dalle origini si contentesero il predominio calcistico nell’Ulster, portandosi però dietro un’inevitabile spirale di odio e intolleranza religiosa, che ebbe il suo culmine nel 1948.
Più precisamente il 26 dicembre, il classico Boxing Day, che come da tradizione anglosassone prevedeva appunto il derby di Belfast tra Linfield e Belfast Celtic. I Blues si trovano in uno dei periodi più bui della loro storia, non alzano infatti al cielo un trofeo dal 1934-35, mentre gli ospiti si presentano alla sfida da campioni in carica. A pochi minuti dal fischio finale i biancoverdi sono in vantaggio, ma proprio quando non sembrano più esserci speranze il Linfield acciuffa il pareggio, da qui in poi si scatena l’inferno. Un’orda di tifosi protestanti invade il campo decretando la sospensione della partita e aggredisce con inaudita ferocia i calciatori avversari, tra i tanti feriti quello che ne esce più malridotto è l’attaccante Jimmy Jones, che si ritrova una gamba spezzata, dopo essere stato brutalizzato anche inseguito alla perdita dei sensi.
Si era arrivati a un punto di non ritorno, quello fu l’ultimo Big Two Derby fra le due squadre, la sera tessa infatti la dirigenza del Celtic Belfast decise di ritirare per sempre la squadra dal campionato.
Da allora i toni si sono attenuati, ma la situazione resta comunque caldissima e potenzialmente pericolosa, la gara, inizialmente programmata martedì, è stata procrastinata a oggi alle ore 18, poiché il 12 luglio in Irlanda del Nord si è celebrata una festa protestante nota come “The Twelfth”che prevede una parata lungo attraverso le vie di Belfast, che già in condizioni normali porta con se numerosi scontri e provocazioni, come il bruciare in pire e falò il tricolore irlandese e le icone cattoliche, che non sono tuttavia mancati. Per evitare ulteriori tensioni lo stesso Celtic ha deciso di proibire la trasferta ai propri tifosi, anche se i i cattolici e i tifosi nativi della capitale nordirlandese non avranno alcuna preclusione per entrare a Windsor Park.
Una sfida che ci auguriamo sia carica di patos e sicuramente maschia, ma che resti tale soltanto nei novanta minuti e non sfoci nuovamente in terribili e ingiustificati scontri. Per quanto riguarda il risultato non sembrano esserci dubbi, i padroni di casa sono praticamente dei semiprofessionisti, mentre il Celtic è una corazzata che sotto la gestione Brendan Rodgers ha fatto incetta di record in Scozia, ma ricordiamoci che il motto del Linfield è “Audaces Fortuna Juvat”, quindi mai dire mai.