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Suicidio Arsenal, lo United ringrazia e sbanca l’Emirates

Trentatré occasioni da gol create contro otto, ma il risultato finale è di 1-3. Il Manchester United strappa tre complicatissimi punti all’Arsenal, con tanti ringraziamenti alle follie di Mustafi e Koscielny che condannano i Gunners alla sconfitta. Succede di tutto all’Emirates nel posticipo del sabato: i padroni di casa attaccano e creano, ma sbattono contro il muro Devil e su un De Gea in stato di grazia. Frenata difficile da digerire per la classifica, lo United torna ad allungare ed insidiare il City, mentre l’Arsenal perde terreno e viene sfilato anche dal Liverpool.

Moduli speculari in campo e poche sorprese nelle scelte di formazione – eccezion fatta per la presenza di Lacazette, dato per indisponibile fino a poche ore prima del match – ma il 3-4-2-1 messo in campo da Wenger dura per la verità soltanto dodici minuti, perché Mustafi dà forfait e il tecnico manda in campo Iwobi tornando a quattro dietro. Una scelta inevitabile per l’alsaziano, ritrovatosi sotto per 0-2 a causa di due errori individuali macroscopici proprio del difensore tedesco e di Koscielny, rispettivamente una forzatura in uscita e un passaggio orizzontale che conducono ai gol di Valencia prima – errore del francese – e Lingard poi. Su quest’ultima rete da segnalare un assist delizioso di Martial.

La reazione dell’Arsenal è veemente. Il piano partita si rivela efficace, perché la pressione è organizzata e il giro-palla rapido mettono in grossa difficoltà la difesa di Mourinho, costretta più volte agli straordinari, così come De Gea. Sono soprattutto gli inserimenti di Ramsey a creare scompiglio tra le due linee estremamente schiacciate di difesa e centrocampo, con Özil che arretra la sua posizione per lasciare più spazio al gallese e ad un Lacazette particolarmente attivo nonostante la condizione fisica precaria.

Piovono occasioni e De Gea è chiamato a sette parate nel solo primo tempo. Il pallino del gioco rimane saldamente in pugno ai Gunners, condannati dall’avvio shock con i due errori individuali. Gli attacchi dei londinesi si alternano tra destra e sinistra, ma è soprattutto Bellerin a insidiare Young, non sempre lucido nelle letture. Lo United ci prova in contropiede sfruttando le falcate di Pogba, Koscielny e Monreal riescono però ad arginare lo strapotere fisico del francese e di Lukaku, mentre Martial cala alla distanza.

Ad inizio ripresa l’Arsenal riesce a trovare l’imbucata vincente con Lacazette, riuscendo a capitalizzare il forcing. La ripresa si imposta sullo stesso identico copione della mezz’ora finale della prima parte di gara, londinesi ad assediare e a chiamare De Gea in causa – notevole una parata miracolosa col piede su Sanchez – e Red Devils a ripartire con prepotenza. Cech e Monreal mettono una pezza sul primo, ma sul secondo lo United buca con Lingard. Il 70% del gol è però di Pogba, che di fisico sbaraglia Kosicelny sulla linea di fondo per poi servire all’inglese il più facile degli appoggi.

 Nemmeno questo colpo riesce ad atterrare l’Arsenal, nuovamente in piedi a combattere nella metà campo avversaria, anche con lucidità. Wenger si gioca il tutto per tutto inserendo Giroud e Welbeck: l’idea di occupare l’area ha però tante controindicazioni, a partire dagli esterni che si ritrovano svuotati. Kolasinac esce, mentre Bellerin subisce un pestone da Pogba – che termina in anticipo la gara dopo l’intervento eccessivamente pericoloso – e gioca l’ultimo quarto d’ora più a protezione della propria area insieme a Koscielny.

Lo United tiene otto uomini in difesa negli ultimi sedici metri, compatti e centrali a non concedere nemmeno un minimo spazio. Il piano di Mourinho di costringere l’Arsenal a passare dagli esterni, dove Iwobi e Ozil agiscono a piede invertito e Welbeck si allarga senza le caratteristiche adatte a fare l’ala, si rivela vincente e incarta tutte le offensive fino al fischio finale. Per i Devils sono tre punti di capitale importanza in ottica corsa al titolo. Settimana prossima a Old Trafford sarà derby con il City: difficile arrivarci meglio, anche se peserà indiscutibilmente l’assenza di Pogba.

Giorgio Dusi

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