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Arabia Saudita, Mancini non è più il ct

A poco più di un anno di distanza dalla sua nomina, Roberto Mancini non è più il ct dell’Arabia Saudita. Ecco i motivi e le cifre della buonuscita

Appena 14 mesi fa era stato accolto con un entusiasmo travolgente da parte dei tifosi sauditi, oggi, invece, viene rispedito a casa come se fosse uno qualunque: l’avventura di Roberto Mancini, che 3 anni fa aveva portato l’Italia sul tetto d’Europa, con l’Arabia Saudita è terminata nel peggiore dei modi. Il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati e il pessimo rapporto con giocatori, dirigenti e tifosi sono sicuramente alcuni dei motivi dietro la separazione, ma vediamo tutto ciò che c’è da sapere su questa storia.

Mancini non è più il ct dell’Arabia Sauditi: ecco i motivi e i dettagli sulla buonuscita

Il Consiglio di amministrazione della Federcalcio ha raggiunto oggi un accordo che prevede la risoluzione consensuale del rapporto contrattuale. La Federazione ringrazia l’allenatore Roberto Mancini, augurandogli tanti successi nella sua carriera. Il Consiglio Direttivo conferma che il nome del prossimo allenatore della prima squadra sarà reso noto nei prossimi giorni dopo la definitiva e ufficiale conclusione della procedura contrattuale”. Con questo comunicato la federazione saudita ha annunciato la fine dell’avventura di Roberto Mancini da ct della nazionale di calcio.

I motivi della separazione

A pesare più di tutto sulla decisione sono state le critiche sull’operato di Mancini, le quali sono state particolarmente severe, soprattutto nell’ultimo periodo, quando i suoi rapporti si sono deteriorati prima con i giornalisti, poi con i tifosi e infine con la Federcalcio saudita, che lo ha destituito nonostante un contratto in vigore fino al 2027, anno in cui si svolgerà la Coppa d’Asia in Arabia Saudita.

Roberto Mancini non è più il ct dell’Arabia Saudita | EPA/STRINGER – Footbola

 

Fonti della federazione, inoltre, hanno rivelato che le trattative per la risoluzione del contratto erano iniziate già dopo la sconfitta contro il Giappone in casa, seguita dal pareggio con il Bahrein, in un contesto reso difficile dal peso economico dell’ingaggio e dalle lamentele del ct italiano riguardo a presunte promesse tecniche non rispettate. Questi ultimi risultati hanno evidenziato la crescente tensione tra Mancini e l’intero ambiente. Il malcontento del tecnico era già emerso in precedenza, quando aveva deciso di non convocare, alcuni mesi fa, tre giocatori che si aspettavano di essere titolari. “Mai vista una cosa simile”, aveva dichiarato Mancini, rendendo pubblico il conflitto.

Inoltre, i contrasti con i giornalisti locali durante le ultime conferenze stampa avevano mostrato un nervosismo crescente. “I giocatori devono assumersi le loro responsabilità”, aveva affermato con decisione, prima di battibeccare con un giornalista che aveva sollevato osservazioni tecniche.

L’accordo tra Mancini e la federazione saudita era stato raggiunto nell’estate del 2023, portando il tecnico a lasciare la guida della nazionale italiana con poco preavviso, generando non poche tensioni con la FIGC. A influenzare la scelta di Mancini c’era stata anche la questione economica, dato il contratto di ben 25 milioni di euro all’anno. E ora, dopo il suo esonero, si sta facendo strada anche la questione della buonuscita.

La verità sulla buonuscita: quanto guadagnerà il mister di Jesi?

Secondo le voci che circolano da diverse settimane, nel contratto firmato nell’agosto 2023 è stato stabilito che in caso di esonero la Federcalcio saudita sarebbe stata tenuta a garantire un anno di stipendio a Mancini come buonuscita. Pertanto, per la risoluzione anticipata del contratto, l’ex commissario tecnico dell’Arabia Saudita avrebbe diritto a 25 milioni di euro.

Tuttavia, come indicato nel comunicato della Federcalcio, prima dell’annuncio di giovedì sera è stata necessaria una soluzione consensuale. È quindi probabile che le parti abbiano concordato su importi leggermente inferiori rispetto a quelli inizialmente previsti dal contratto di Mancini.

Federico Liberi

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