La mattina del 29 luglio scorso, Atene s’è svegliata in subbuglio. Anthony Mounier prese dunque la parola per spiegare cosa succedesse in casa Panathinaikos: «Περιμένουμε την αλλαγή στη διοίκηση, εμείς κοιτάμε μόνο την ομάδα», ovvero “ci aspettiamo cambiamenti nell’amministrazione, ma pensiamo solo alla squadra“. Per i lettori più assidui di Footbola, la gestione economica del club biancoverde non sarà certamente una tematica nuova (ne abbiamo già parlato QUI e QUI), tuttavia la testimonianza di Mounier è un’ottima prova della delicata situazione in cui si trovavano i calciatori. Così pure Odisseas Vlachodimos, Guillermo Molins, Robin Lod e Luciano Neves hanno lasciato l’Apostolos Nikolaidis, mentre Mounier ha scelto di rimanere. Inizialmente non ci era dato sapere se non avesse trovato una sistemazione migliore o se fosse volutamente restato per partecipare alla campagna finalizzata a ridar lustro al Trifoglio, in ogni caso l’ex Bologna e Atalanta si mise a disposizione del tecnico Giorgos Donis anche senza Kamil Grosicki, mai arrivato, col quale Anthony in teoria si sarebbe giocato il posto. Il francese parlò dopo la vittoria contro lo Skoda Xanthi (“Significativa, ma non conta niente“), mentre gli facevano eco le parole con cui il tecnico del Bologna Donadoni l’aveva descritto: “Molto forte, con un buon sinistro, aiuterà molto il Panathinaikos“. Non ha avuto tutti i torti, dato che Anthony oggi ha il numero 10 sulle spalle, lo scorso anno ha segnato 3 reti e dispensato un assist in 19 gare e quest’anno ha giocato il 50% delle partite prima di un infortunio.
“È vero che la scorsa stagione è stata molto difficile per tutti noi. Difficoltà economiche, ritiri, cambiamenti, ma ce l’abbiamo fatta, perché tra di noi c’era un clima molto buono. Nonostante i risultati non fossero quello di cui una grande squadra come il Panathinaikos aveva bisogno, il pubblico è stato con noi tutto l’anno. Dirò qualcos’altro, quando la scorsa estate sono venuto da una stagione molto difficile nella mia carriera, il Panathinaikos era lì per me. E mi ha aiutato a ricostruire la mia carriera di calciatore, non lo dimentico. È una motivazione in più per me, dare tutto da giocatore del Panathinaikos, dire il mio grazie al club e aiutarlo a salire di nuovo, un po’ dove appartiene “. Nelle parole del francese traspariva l’amarezza per i 6 punti di penalizzazione, ma pure la voglia di riportare il Trifoglio nei posti di sua competenza. Il 31 agosto 2017 Mounier era arrivato ad Atene, accolto da comunicati festanti (Έφτασε Αθήνα ο Μουνιέ!). Il 29enne s’era detto pronto a giocare anche il giorno successivo, felice di poter finalmente vestire un colore verde. L’episodio risale all’inverno 2017, quando Anthony firmò per il Saint-Étienne – prestito con diritto di riscatto – e fu accolto calorosamente con un “Nos couleurs ne seront jamais les tiennes!!!”. Di comune accordo col Bologna tornò in Italia per accettare la corte dell’Atalanta di Gasperini. A Bergamo, se non altro, Mounier ha visto poco il campo (5 presenze) ma ha goduto di quella squadra spettacolo che stupì il calcio italiano nel 2016/17.
Aubenas, nel sud della Francia, è una terra bagnata dal Rodano e abitata da circa 11500 persone: attira una buona mole di turisti e gran parte della popolazione locale lavora con un’eccellenza del territorio, le castagne. Mounier partì qui, entrò nelle giovanili del Lione (nel 2002) e debuttò cinque anni dopo in prima squadra, il 12 gennaio 2008 quando il tecnico Alain Perrin lo gettò nella mischia contro il Tolosa, facendogli sostituire Hatem Ben Arfa: è l’unica presenza di Anthony in quell’OL, storico, tra Juninho Pernambucano e Karim Benzema. Farà bene anche con Claude Puel, prima che il Nizza se ne innamori e lo porti alle Alpi marittime per 2,5 milioni. Con 17 reti e 20 assists tra le fila rossonere, sarebbe partito in direzione Montpellier (per 3,25 milioni), appena laureatosi campione e qualificato dunque per la Champions League. Qui il girone comprendeva pure l’Olympiakos, coi greci due volte vincitori (3-1 al Karaiskakis, 1-2 allo Stade de la Moisson). Pare che dal Pireo fosse arrivata forse un’offerta per lui, rifiutata, così Mounier avrebbe lasciato il Montpellier solo nell’estate 2016 per trasferirsi al Bologna. A fargli compagnia un biglietto da visita agrodolce, 14 reti e 20 assists in 111 presenze. Una scommessa, approdata in Italia col solito carattere sensibile, scioccato dalla prematura scomparsa del padre, quando aveva 6 anni. Fu allora che Anthony promise che avrebbe seguito il Bac S, un programma di studi scientifico (tecnologia, medicina, agronomia ed ecologia), e sarebbe divenuto calciatore. Ammirava Zinedine Zidane, studiava Robben. E al Panathinaikos ha potuto finalmente vestire il colore verde.
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