Se un calciatore di 16 anni riesce a catturare l’attenzione di tutti al Barcellona nel periodo in cui Messi è fuori per infortunio allora vuol dire che c’è qualcosa di speciale. Ansu Fati è uno di quelli che fa sognare con largo anticipo, gli basta poco o nulla per far viaggiare la mente e immaginare la sua crescita. Sì, è difficile non innamorarsene, basta vederlo giocare cinque minuti, senza necessariamente andare a trovare le azioni in cui segna o fa segnare. Perché è forte di suo, è imprevedibile, è velocissimo, mette in difficoltà l’avversario solo tenendo il pallone tra i piedi.
Non è un caso che sia lui la copertina del Barcellona in questo avvio di stagione, che a dirla tutta non è propriamente esaltante. Neymar non è arrivato, forse non serviva a priori, ma adesso si è capito che avrebbe posticipato l’esplosione di questa stella. Forse solo un’illusione, anzi, potrebbe tranquillamente esserlo. Il problema in questi casi, per chi come chi sta scrivendo questo pezzo è cresciuto con i videogiochi e ha visto i calciatori aumentare gradualmente di anno in anno il proprio overall fino ad arrivare a cifre stratosferiche, è immaginare che la sua crescita da qui all’età della maturità calcistica sarà costantemente in ascesa.
Come se quei 16 anni significassero che quando ne avrà 25 si ritroverà a essere uno se non il più forte al mondo. Troppo aritmetico e legato a quel mondo ludico come pensiero, con il forte rischio di creare grandi delusioni nelle aspettative. Anche perché eravamo in tanti a credere che Bojan, che con neanche un anno in più rispetto a quelli che ha Ansu Fati adesso trovò addirittura il primo gol in Champions League con quella maglia, avesse le potenzialità per diventare una sorta di gemello di Messi. O che Asensio, che comunque ha ancora ampio tempo per rimettersi in gioco, potesse diventare il simbolo della Spagna calcistica dopo il gol segnato in finale di Champions alla Juve a soli 21 anni.
Però la parte razionale si mischia con quella emotiva inevitabilmente. E quelle finte, quei gol, quei guizzi fanno passare in secondo piano tutto il ragionamento precedente. Danno spazio a noi cresciuti con l’idea di quella crescita costante che Ansu Fati sia il ragazzo giusto per farcela, quel campione che non troveremo mai in nessuna classifica di “Che fine ha fatto?” né dei Top talenti dispersi tra dieci anni. Forse ci sta illudendo, forse ci sta anticipando tutto ciò che accadrà in questi anni, tanto che la Spagna si sta sbrigando a naturalizzarlo per assicurarsi quel campione su cui costruire il futuro. Ma al momento, dopo averlo visto così rapidamente diventare decisivo nel Barcellona, è tanto, troppo difficile non innamorarsi di lui.
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