Pensare oggi al calcio francese significa parlare giocoforza del PSG di Neymar e Mbappé, ma se ci guardiamo alle spalle, se guardiamo a prima della dominazione parigina e a quando non c’erano investitori fuori mercato per chiunque, troviamo una sola squadra al comando: l’Olympique Lione.
Sette titoli consecutivi tra il 2002 e il 2008 partendo dal basso e scalando le gerarchie del calcio transalpino come fossero pioli di una lunga scala. Una scala che poggia sul 1987, anno in cui Aulas prelevò l’OL dalla Ligue 2 investendo un bel gruzzoletto. Sarà Raymond Domenech (proprio lui) a riportare il Lione nella massima serie, che allora si chiamava ancora Division 1, e a iniziare il percorso di risalita promesso da Aulas.
Nonostante il periodo aureo del Lione sia stato battuto incessantemente anno per anno, è stata la capacità di cambiare a portare trofei allo Stade de Gerland, un tempo casa delll’OL. Ben quattro gli allenatori succedutisi in 7 anni tra l’ex CT Santini e il triennio di Le Guen passando per Houllier e Perrin. Il Lione non aveva mai vinto un titolo fino ad allora e si è trovato a mettere in fila la più lunga serie di campionati vinti tra i massimi tornei europei fino alla Juve di Andrea Agnelli.
Tra i calciatori più rappresentativi di quel periodo c’è sicuramente Gregory Coupet, portiere capace di ottimi interventi e di diventare il più presente della storia del Lione nelle competizioni europee con 94 presenze. Impossibile trascurare Juninho Pernambucano, regista dalle capacità balistiche senza precedenti: non è un caso se proprio alle sue punizioni si sia ispirato un certo Andrea Pirlo…
Tuttavia, come si accennava poche righe sopra, le tante guide tecniche hanno mutato profondamente questa squadra negli anni. Parlando di calciatori che hanno fatto la storia del Lione in questo periodo, sarebbe ingiusto non nominare Abidal, Réveillère, Govou, Malouda, Essien, Tiago Mendes, Gomis e tanti altri. Aulas ha sempre provato a portare questa squadra a ottimi livelli anche in Champions League, senza però riuscirci. In particolare, è Houllier a farne le spese dopo due stagioni in cui i francesi non sono riusciti a superare Milan e Roma rispettivamente ai quarti e agli ottavi di finale.
Il cammino del Lione sembra non poter finire mai e nel 2007, nonostante le cessioni illustri di Abidal, Caçapa, Tiago, Malouda e Alou Diarra e una partenza deficitaria, arriva la settima gioia consecutiva con la scoperta di due canterani d’eccezione: Benzema e Ben Arfa. Arriveranno ancora ottime stagioni come nel 2009-10 in cui una semifinale di Champions e il secondo posto in campionato hanno dato ancora speranza ai tifosi più speranzosi di ripartire con un nuovo ciclo.
Paradossalmente, il punto più alto raggiunto in Europa da Aulas, che sempre ha avuto il cruccio di riportare una francese alla vittoria della Champions, coinciderà con l’inizio della discesa. Non una discesa ripida, ma il ritorno a essere una squadra allergica ai trofei nonostante indubbie qualità.
Aulas non ha perso le speranze e continua a investire sul Lione in maniera oculata, ma senza troppi risparmi. Al suo fianco, un condottiero di tante battaglie: quel Juninho Pernambucano che da mago delle punizioni si è trasformato in dirigente. Mai dare per scontata la scomparsa del Lione dall’albo d’oro quando si parla di Aulas e Juninho: sono capaci di grandi cose assieme…