Tra i segreti della nazionale greca nell’estate 2004, c’è Karagounis che s’abbuffava di spaghetti col parmigiano. Angelos Charisteas, invece, divorava patatine fritte. Tutto a spese dell’Italia, o forse no. La Grecia alloggiava nello stesso hotel dove gli Azzurri avevano prenotato fino alla data della finale: “Così Karagounis ha chiamato Materazzi al telefono e gli ha detto che stavamo dormendo nei letti che avevano pagato loro, mangiando i loro spaghetti”, ha raccontato Charisteas in un’intervista a Sport.gr. Quell’Europeo ha cambiato la loro vita: “Qualche giorno fa, ero a Salonicco. Dieci persone si sono avvicinate e mi hanno detto “grazie””.
Per Charisteas, nato nel febbraio 1980 alle porte del comune di Serres, a Strymoniko, un comune a 70 km da Salonicco, non è stato tutto facile: “Per alcuni, il fatto che fossi cresciuto in provincia mi faceva sentire inferiore. Ho subito bullismo, prima ho scelto il silenzio, poi la via d’uscita dello sport”, ha rivelato. Il primo contratto professionale firmato a 17 anni, con l’Aris, seguito nel 1999 da sei mesi in prestito all’Athinaikos. Nel 2002 gli scout del Werder Brema lo hanno portato in Germania: 18 reti in 66 partite e un’amicizia con Micoud. “All’Europeo, mi ha detto “se trovi i francesi, eliminali“, perché non l’hanno convocato”. Detto, fatto. Ma col club è stato fuoco di paglia: fisico statuario ma difficoltà realizzative, Ailton e Klasnic presto gli presero il posto ma nonostante questo, a Euro 2004, Charisteas arrivava col double vinto a Brema (Bundesliga e Coppa di Germania). Aveva debuttato in nazionale tre anni prima, nel febbraio 2001: amichevole a Creta con la Russia, 3-3, con doppietta sua.
Ο Άγγελος της Ελλάδας, lo chiamano. L’angelo di Grecia, giocando col nome suo e di Basinas, pure lui Angelos, che al 57’ della finale di Euro 2004 gli fornì – da corner – il pallone della storia. L’unico tiro in porta della Grecia in quella gara. Oggi Charisteas è il secondo miglior marcatore di sempre della nazionale greca: 88 partite e 25 gol, tre dei quali a Euro 2004. Il primo alla Spagna: “Quando Tsiartas è entrato in campo, ho capito che avrei avuto quella palla”. Il secondo alla Francia: “Con Zagorakis, dopo gli allenamenti, lavoravamo 15-20 minuti sui cross”. Il terzo al Portogallo: “Ho segnato tanti gol di testa, ma in quel momento pensavo solo “vado verso la palla e non aspetto che venga lei da me“. Quando il portiere ha sbagliato l’uscita, il mio sogno d’infanzia si è avverato. Ho sentito Dio per un istante”. A fine anno Charisteas entrò tra i candidati al Pallone d’oro (vinto da Shevchenko). Finì undicesimo, davanti a Kakà e Zidane. E quel sogno realizzato: “Come Van Basten con l’Olanda”.
Sotto consiglio di Rehhagel, trasferimento nel gennaio 2005: all’Ajax, per sostituire Ibrahimovic: “Avevo quattro offerte, Everton Tottenham, Ajax e Barcellona, dove avrei fatto panchina”. Ecco perché Amsterdam, una sola stagione e 12 gol, prima del tradimento al Feyenoord nel 2006, anche qui per una sola stagione. Rientrato in Germania, tre anni a Norimberga (2007-10, sole 8 reti totali), sei mesi in prestito al Bayer Leverkusen, prestiti ad Avignone – dove ha ritrovato Basinas – e allo Schalke 04 dove ha vinto la Coppa di Germania nel 2011, prima di tornare a casa. Al Panetolikos, in Serie B greca: 4 reti di Charisteas e promozione in Super League. E infine l’Arabia Saudita, con l’Al Nasr e una folla festante ad attenderlo all’aeroporto nel febbraio 2013. Dopo Euro 2004, Charisteas ha globalmente condiviso una parabola discendente con la sua nazionale. Nell’ottobre 2011, poco prima del ritiro, un suo gol all’85’ contro la Georgia ha qualificato la Grecia a Euro 2012. E poi? L’uscita agli ottavi al Mondiale brasiliano, l’assenza a due Europei e al Mondiale russo. Euro 2016 saltato con due k.o. nella qualificazione contro le Far Oer, costati la panchina prima a Claudio Ranieri, poi all’uruguagio Sergio Markarián. E tanta nostalgia: “Anche tra 50 anni, tutti ricorderanno il mio gol che ha reso la Grecia campionessa d’Europa. Abbiamo scritto la storia”.
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