Andrés Iniesta, leggenda del calcio spagnolo e del Barcellona, ha ufficialmente annunciato il suo ritiro dal calcio
Andrés Iniesta, considerato uno dei calciatori più talentuosi e influenti della storia del calcio spagnolo e mondiale, ha recentemente annunciato il suo ritiro dal calcio giocato. L’annuncio è avvenuto durante una conferenza stampa a Barcellona, dove Iniesta ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, condividendo momenti di grande emozione. Aveva già anticipato la decisione qualche giorno prima sui suoi profili social, generando reazioni di affetto e stima da parte dei tifosi e degli appassionati di tutto il mondo.
Iniesta, che ha compiuto 40 anni, ha chiuso la sua carriera calcistica giocando per l’Emirates Club, una squadra degli Emirati Arabi Uniti, dopo aver trascorso una stagione nel campionato locale. Tuttavia, la sua straordinaria carriera è stata indissolubilmente legata al Barcellona, dove ha militato dal 2000 al 2018. Con la maglia blaugrana, Iniesta ha collezionato una serie di successi incredibili, tra cui spiccano 9 campionati spagnoli e 4 Champions League, la competizione più prestigiosa per club in Europa.
Il nome di Iniesta è legato al periodo d’oro del Barcellona, in particolare tra il 2008 e il 2012, quando sotto la guida dell’allenatore Pep Guardiola, Iniesta formò uno dei centrocampi più forti di sempre insieme a Sergio Busquets e Xavi. Questo trio contribuì a definire il celebre tiki-taka, uno stile di gioco basato su un possesso palla esasperato e una fitta rete di passaggi. Il tiki-taka non solo ha dominato il calcio europeo, ma ha anche rivoluzionato il modo in cui il gioco veniva interpretato e insegnato.
Nello stesso periodo, Iniesta è stato un pilastro anche della Nazionale spagnola, con la quale ha vinto due Europei (nel 2008 e nel 2012) e soprattutto il Mondiale del 2010 in Sudafrica. Durante quel torneo, Iniesta ha segnato il gol decisivo nella finale contro l’Olanda, regalando alla Spagna il suo primo titolo mondiale. Quella rete ai supplementari è entrata nella leggenda, ed è probabilmente il momento più iconico della carriera di Iniesta con la Nazionale.
Dal 2018 al 2022, Iniesta ha giocato in Giappone, nel Vissel Kobe, una squadra della J-League. Anche qui, il suo talento ha brillato, portando il club alla vittoria della Coppa dell’Imperatore nel 2019 e della Supercoppa del Giappone nel 2020.
Iniesta è sempre stato riconosciuto come un calciatore dotato di un talento straordinario, capace di vedere il gioco con una chiarezza e una comprensione fuori dal comune. La sua abilità nel controllare la palla, nei passaggi e nel dribbling era straordinaria. Grazie alla sua tecnica sopraffina e alla leggerezza nei movimenti, è stato soprannominato Don Andrés o l’Illusionista, per la sua capacità di far sembrare semplici anche le giocate più difficili.
Il suo ex allenatore, Pep Guardiola, ha spesso elogiato Iniesta, affermando che grazie a lui ha imparato molte cose nuove sul calcio. Iniesta era uno di quei giocatori in grado di esprimere il meglio nelle situazioni più difficili e nei momenti più importanti. Oltre al già citato gol nella finale dei Mondiali del 2010, è celebre il suo gol all’ultimo minuto nella semifinale di Champions League del 2009 contro il Chelsea, che permise al Barcellona di raggiungere la finale (poi vinta contro il Manchester United).
Iniesta non era solo un grande campione sul campo, ma anche un uomo di grande correttezza. Questo aspetto lo ha reso particolarmente apprezzato anche dai tifosi delle squadre avversarie. Un esempio emblematico è rappresentato dall’applauso ricevuto dai tifosi del Real Madrid al Santiago Bernabéu, il giorno della sua ultima partita contro la storica rivale del Barcellona, nonostante il Real stesse perdendo 4-0. Questo gesto testimonia il rispetto e l’ammirazione che Iniesta ha guadagnato nel corso della sua carriera.
Molti suoi colleghi e allenatori lo hanno elogiato in maniera straordinaria. L’ex compagno di Nazionale, Fernando Torres, ha dichiarato di non averlo mai visto giocare una brutta partita in tutta la sua carriera. David Silva, altro suo compagno in Nazionale, lo ha definito superiore anche a Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, due dei calciatori più celebrati degli ultimi vent’anni, sottolineando come Iniesta fosse capace di fare giocate incredibili e influenzare profondamente le partite.
Iniesta ha indossato per gran parte della sua carriera la maglia con il numero 8, un numero che, capovolto, diventa simbolo di infinito, rappresentando perfettamente la sua eredità calcistica. Durante l’evento “El Juego Continua”, tenutosi a Barcellona per celebrare il suo addio ufficiale al calcio, Iniesta si è commosso ricordando i momenti più importanti della sua carriera, dichiarando: “Sono lacrime di emozione, di orgoglio”. Inoltre, Iniesta ha parlato dei suoi progetti futuri: “Mi piacerebbe tornare al Barcellona, voglio continuare ad allenarmi e imparare nelle accademie. Sto studiando per diventare allenatore”.
Iniesta non è stato solo un campione per le sue giocate sul campo, ma anche per il suo modo di semplificare il calcio. Come ha spiegato France Football, che si è anche scusato pubblicamente per non avergli mai assegnato il Pallone d’Oro, Iniesta era un maestro nel rendere semplici le giocate più complesse. La sua visione di gioco e la sua capacità di far sembrare evidenti traiettorie invisibili agli altri lo hanno reso unico nel suo genere.
Nonostante il fatto che non abbia mai vinto il Pallone d’Oro, Iniesta è sempre stato considerato tra i migliori giocatori della sua generazione. Nel 2010, è arrivato secondo dietro a Lionel Messi nella corsa al prestigioso premio, ma per molti avrebbe meritato di vincerlo, soprattutto dopo aver guidato la Spagna alla vittoria del Mondiale.
Con 32 trofei conquistati con il Barcellona e 4 con la Spagna, tra cui 1 Mondiale e 2 Europei, Iniesta si ritira come uno dei giocatori più vincenti della storia del calcio. La sua carriera in Giappone con il Vissel Kobe ha aggiunto ulteriori capitoli a una bacheca già stracolma, con la vittoria della Coppa dell’Imperatore e della Supercoppa del Giappone.
Nel suo discorso d’addio, Iniesta ha mostrato una profonda gratitudine verso il mondo del calcio e ha lasciato intendere che il suo futuro sarà ancora legato a questo sport. Il suo ritiro segna la fine di un’era, ma l’eredità che lascia è destinata a durare nel tempo, influenzando generazioni di giocatori e allenatori. Don Andrés, con la sua umiltà, talento e intelligenza calcistica, sarà ricordato come uno dei migliori centrocampisti di tutti i tempi.
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