Quindici punti di vantaggio a quattro giornate dal termine. Con questo distacco abissale, il Real Madrid di Carlo Ancelotti ha messo la parola fine sulla corsa al trono di Spagna. La 35esima Liga per i Blancos è arrivata dopo un campionato dominato in lungo e in largo, che per l’allenatore italiano rappresenta un record: Carletto è il primo tecnico nella storia a vincere il titolo nei cinque maggiori campionati europei.
Non c’erano dubbi sulle qualità di Ancelotti, già da quando Florentino Perez aveva annunciato il suo ritorno sulla panchina del Real Madrid la scorsa estate. Il punto interrogativo si rivolgeva, semmai, alla tenuta fisica e mentale di una fetta importante dello spogliatoio: i senatori. Dopo gli addii di Varane e, soprattutto, di Sergio Ramos, il rischio di perdere la bussola in una squadra zeppa di campioni avviatisi verso il tramonto era più che plausibile. L’abilità comunicativa di Carletto ha saputo ridare smalto a calciatori che, se in condizione, sono ancora tra i primi al mondo nel proprio ruolo: Benzema e Modric su tutti. Il centravanti francese e il fantasista croato hanno saputo tirar fuori i Blancos dalle situazioni più difficili con giocate che solo i campioni possono permettersi. Ed il Real spera che possano continuare a farlo anche in Champions League.
D’accordo, la vecchia guardia ha risposto bene ai dettami di Ancelotti, ma il resto del gruppo? Tanti giovani, in rampa di lancio già da qualche anno, qualche volto nuovo e qualcun altro da rispolverare. Dedizione, responsabilità e coesione. Carletto ha reso ferrea una difesa inedita, che ha sicuramente accolto un calciatore già affermato come Alaba, ma che al tempo stesso ha avuto l’obbligo di lanciare in pianta stabile Eder Militao, con l’ingombrante ed inevitabile ombra di Ramos a giudicarne la resa. Il brasiliano ha saputo farsi valere, dimostrando doti fisiche invidiabili e tanto margine di crescita, come Rodrygo, poco appariscente ma fondamentale nello scacchiere tanto qualitativo quanto equilibrato di Carletto. Poi Asensio, da oggetto misterioso a match winner in più di un’occasione, spesso partendo dalla panchina: in campo bisognava far spazio a Vinicius, il vero capolavoro di Ancelotti.
Insomma, da un possibile anno di transizione, Carletto ha saputo tirar fuori già un trofeo. Il trono di Spagna si è tinto di blanco, ma Ancelotti esulta sapendo che può arrivare a sedersi anche sul suo preferito: il trono d’Europa.
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