I paragoni scomodi spesso fanno sorridere, ma visto che gli italiani vanno in guerra come se dovessero giocare a pallone e viceversa, l’accostamento viene spontaneo: Carlo Ancelotti come Carlo Magno, imperatore che segnò una svolta nel Medioevo nonostante le varie congiure da rispedire al mittente. Vittorie e trionfi, considerando anche i vari passaggi a vuoto. Per maggiori informazioni chiedere appunto al Carlo di Reggiolo, tornato in Inghilterra dopo il passo falso col Napoli: nella sua prima vera stagione alla guida dell’Everton è arrivato un primato inaspettato con una squadra che sulla carta ha un bel quantitativo di talento, ma non è di certo accreditata per la lotta al titolo.
No team has scored more headed goals in the #PL than #EFC since the start of last season! 💥
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— Everton (@Everton) October 20, 2020
I Toffees al momento guardano dall’alto le 19 sfidanti: 13 punti in classifica e un derby portato a casa in qualche modo, un punto che fa morale e dà un segnale forte e chiaro: la banda di Carletto Ancelotti vuole dire la sua in questa stagione, nonostante le critiche piovute da tutti i lati. L’ex tecnico di Milan e Real, tra le altre, non è nuovo alle accuse più che gratuite: proprio coi blancos ha ricevuto un trattamento poco commentabile, nonostante la Decima Champions League messa in bacheca. Il riscatto, dopo ammutinamenti vari in quel di Napoli, è arrivato come sempre sul campo: gol e spettacolo, con un primato che nemmeno il più ottimista dei tifosi si aspettava. Non male per un imperatore lasciato senza corona.
Ancelotti conosce molto bene il calcio europeo, compresa la Premier League: nessuno ha dimenticato il double con il Chelsea nel 2009-2010, traguardo che gli ha permesso di ritagliarsi uno spazio nell’olimpo dei grandi d’Inghilterra. Una conoscenza determinante per ottenere un risultato simile (l’attuale primato, ndr) con una squadra che non brilla nella conta dei top player: poco male, sir Carlo ha preso tutto il materiale umano a disposizione e ha cercato di creare un sistema di gioco concreto (senza scombussolare più di tanto il 4-2-3-1), motivando giocatori come Calvert-Lewin, in stato di grazia visti i 7 gol messi a segno in 5 partite. L’allenatore emiliano ha ritrovato poi il suo pupillo, voluto fortemente anche nell’avventura in Italia: James Rodriguez, la stella colombiana che sembra poter brillare soltanto sotto la guida di Carletto.
Calcio semplice e veloce, con un modulo evergreen e la voglia di riprendersi quanto conquistato negli anni: d’altronde la forza viene rappresentata dalla volontà di rialzarsi, non dal non cadere mai. Carlo Magno è tornato, o forse non se n’è mai andato.
Patrick Iannarelli
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