L’ultima volta su quella panchina fu il maggio del 2011. Gli ultimi istanti del rapporto tra il Chelsea e Carlo Ancelotti si consumarono all’interno degli spogliatoi del Goodison Park, quelli dove nove anni più tardi l’allenatore ha dato vita al suo nuovo ciclo in Premier League.
Un destino incrociato che termina e ricomincia fra le stesse quattro mura, in un contesto totalmente diverso e con alle spalle nuove avventure ormai naufragate. Quella con i Blues fu una storia che stentò a decollare fin dai primi istanti: l’addio di José Mourinho non fu mai totalmente superato da Abramovich e da tutta la tifoseria, incantata e illusa dal portoghese che diventò in breve tempo uno degli allenatori più amati della storia del club.
Dopo di lui, in quattro anni altrettanti allenatori provarono a prendere il suo posto senza successo, durando su quella panchina soltanto pochi mesi nel migliore dei casi. Ma Carlo Ancelotti doveva essere diverso: la sua storia, la fama e l’esperienza sarebbero servite al Chelsea per superare il momento di crisi e ritornare grande, come infatti successe fin dal suo arrivo. Ma neanche il primo posto in campionato e la FA Cup portata a casa bastarono per conquistarsi la piena fiducia dei vertici del suo nuovo club. L’anno successivo gli costarono carissime le eliminazioni dalle coppe nazionali e il mancato bis del titolo.
Fu per questi motivi che dopo l’ultima partita della stagione giocata proprio conto l’Everton, i Blues gli comunicarono la drastica decisione prima ancora di poter tornare alla base. Ma è proprio da quei corridoi che tutto ricomincia: con i Toffees tutto ricomincia nell’esatto punto in cui si era concluso, come una sorta di chiusura del cerchio apparentemente già scritta. L’obiettivo di Ancelotti adesso sarà quello di rendere meno sicuro il quarto posto alla sua ex squadra, in una partita che rappresenta molto più che una semplice rivincita contro il suo passato.
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