Il Real Madrid rimandato a settembre. La manita subita dal Barcellona in finale di Supercoppa di Spagna ha sollevato e messo in evidenza problemi atavici di una squadra che si ritrova, come a inizio stagione, senza una difesa degna di questo nome. Esattamente come Carlo Ancelotti che è tornato al centro delle critiche.
Le assenze non giustificano l’umiliazione
Premesso che alla Casa Blanca perdere un trofeo è inconcepibile, uscire sconfitti per 2-5 dal Barcellona è al limite dell’inaccettabile. Le assenze non giustificano l’umiliazione, ma la spiegano: è vero, il Real Madrid ha una rosa sufficiente per evitare figuracce come quella in Arabia Saudita ma è altrettanto innegabile che Ancelotti sia in piena emergenza. La linea difensiva è rattoppata da mesi, con Lucas, che non risparmia sforzi ma è ancora in difficoltà sulla fascia e con Tchouameni difensore centrale. Rüdiger gioca senza pause. Il resto è figlio di un approccio assolutamente sbagliato alla gara. Basti pensare che sono stati necessari 20’ di gioco per il primo tiro in porta dopo l’espulsione di Szczesny. Forse rimontare era utopico, ma impegnarsi e crederci era comunque doveroso. E il Real non lo ha fatto.
Real Madrid un ritorno al passato
Carlo Ancelotti ha scritto pagine indimenticabili, ma questa volta aggiunge un capitolo nel libro nero. Il Real Madrid non subiva 5 gol in una partita dal 28 ottobre 2018, e anche in quel caso era accaduto con il Barcellona. Una partita costata il posto a Lopetegui. Questo Real ha invece un altro record: nove gol in due partite contro il Barcellona (0-4 in campionato e 2-5 in Arabia Saudita). Gli indiziati principali sono due. Uno è Aurelien Tchouameni, l’altro è Lucas Vazquez. Le statistiche parlano da sole: il 65% dei gol subiti dal Madrid arrivano da azioni impostate attaccando la fascia destra, ma il ruolo più debole è di gran lunga quello del difensore centrale: il 52% dei gol arrivano da conclusioni in quella zona di campo.
Ancelotti, non resta che resistere e sperare
Nemmeno la presenza di Asencio è di aiuto. Raúl ha vinto nove degli undici duelli giocati nella sua area di rigore, mentre Aurélien ne ha vinti otto su 14. Come se non bastasse, si è involuto anche Camavinga, che stava esplodendo e si stava avvicinando a una delle sue migliori versioni, prima di ricadere nei soliti errori. La tendenza a strafare lo porta a correre a vuoto, commettendo troppi falli. Ad Ancelotti non resta dunque che resistere e sperare. Non si diventa la squadra peggiore del mondo da un giorno all’altro e il catastrofismo è uno dei peggiori compagni di viaggio. Anche non essere autocritici, però, rischia di trasformarsi in un limite e questo Real Madrid ha evidentemente bisogno di interrogarsi a fondo.