Un secondo posto non è mai un traguardo nella Barcellona dell’era Messi. E così una stagione fin qui avara di titoli viene vissuta giustamente coi contorni del dramma, come se la più dominante epopea calcistica del nuovo millennio fosse arrivata alla sua conclusione. Solamente la Champions può salvare la stagione dalla paura di rimanere senza titoli, fatto praticamente inedito in questa particolare fase storica del Barça, di cui andiamo ad analizzare i migliori e i peggiori della stagione.
Scontato partire da Messi. La sua stagione non è stata a livello numerico, emotivo e tecnico al livello delle precedenti ma è stato l’unico giocatore veramente in grado di decidere le partite. La progressiva resa dei suoi compagni ha fatto sembrare più normale anche la sua annata che però in termini di cotributi rimane decisamente buona. Non fenomenale, ma sicuramente importante. Chiaro che servirà qualcosa in più anche da lui nel rush finale in Champions, sperando in una crescita collettiva che a oggi non è all’orizzonte.
Se c’è una vera nota positiva e sorprendente nella stagione del Barcellona è il lancio di Ansu Fati. L’ispano-guineano è esploso nell’anno del suo lancio tra i grandi, tra record e grandi giocate che hanno fatto intravedere le potenzialità di un futuro campione. Ora starà a lui provare a diventare la stella del futuro di un club che punta molto sul suo talento.
In generale tutta la rosa ha avuto alti e bassi, ma Arturo Vidal è stato sicuramente uno dei punti fermi sia della gestione Valverde che di quella Setién. Importante soprattutto il suo contributo in zona gol, di fatto la vera alternativa a Suárez nel trovare la via della rete, oltre a una capacità di scuotere caretterialmente i compagni che sembra essere una qualità fondamentale di questi tempi.
Spiace dirlo, perché un fenomeno come lui merita rispetto a prescindere, ma il suo anno non è stato dei migliori. Vuoi per una continuità fisica sicuramente meno affidabile delle scorse stagioni o per un contributo offensivo non all’altezza della sua reputazione, ma non è stato il terzino dominante degli anni migliori. Urge recuperarlo per ben figurare in Europa.
Le sole nove presenze fatte in stagione rendono abbastanza chiara l’idea sul perché sia in questa lista. non che essere infortunati sia un demerito, ma è pur vero che per un calciatore così importante è necessario dare un minimo di garanzia fisica, e Dembélé ha di fatto saltato una stagione intera per un infortunio alla coscia.
L’ultima scelta è decisamente complicata: difficile dare a Griezmann troppe colpe, per quanto non sia riuscito a farsi vedere nonostante un enorme talento. Anche il calo di Lenglet meriterebbe un approfondimento, ma è chiaro che la stagione di Arthur è più deludente per diversi motivi: se nella scorsa annata era in costante ballottaggio per una maglia da titolare, quest’anno è finito più indietro nelle gerarchie, limitando una crescita tecnica che ci si aspettava da un potenziale fuoriclasse. Il suo futuro alla Juventus potrebbe rigenerarlo.
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