Terremoto nel calciomercato: a sorpresa, il Manchester City ha sferrato un assalto che sembra essere decisivo per Julián Álvarez. Nella giornata di ieri, gli Sky Blues hanno presentato al River Plate un’offerta importante, che da Nuñez aspettavano da tempo: circa 16 milioni di € + bonus, con le parti che stanno ancora trattando ma vicine alla conclusione.
Stando a quanto riportato dai più attendibili esperti di mercato (César Luis Merlo e Fabrizio Romano in primis), il club inglese si sarebbe mosso in anticipo per bloccare il giovane attaccante argentino, senza avere però l’intenzione di portarlo in Europa già a gennaio: Álvarez dovrebbe rimanere con i Millonarios fino a giugno per poi trasferirsi al City, dove sarà Guardiola a decidere se tenerlo in rosa o optare per un prestito.
Manchester City are confident to complete Julián Álvarez signing in the next days. It’s matter of details, taxes and add ons 🇦🇷🕷 #MCFC
River will receive €16m guaranteed plus bonuses [to be discussed] and asked Man City to keep Julián on loan.
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— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) January 21, 2022
Con l’operazione in corso di definizione ed in attesa dell’ufficialità, si sprecano le previsioni ed i paragoni: come potrà impattare Álvarez in Premier League? Guardiola saprà inserire La Araña nei suoi meccanismi? Quanto è concreto il rischio di bruciarsi? Proviamo ad immaginare i possibili scenari, ripercorrendo la traiettoria di alcuni argentini nel Regno Unito.
Il Kun arriva al City nel 2011, a 23 anni e dopo 5 stagioni all’Atlético Madrid in cui aveva segnato 101 reti. L’impatto con Manchester e con la Premier League è da subito devastante: esordisce con una doppietta e mette a referto una prima stagione da 30 gol in tutte le competizioni, tra cui quello più importante della storia dei Cityzens, segnato al QPR e che significa vittoria del titolo dopo 44 anni.
Difficile immaginare per Álvarez un futuro tanto roseo: Agüero sbarcò in Inghiterra dopo essersi già affermato e formato in Spagna, tanto nel fisico quanto sotto l’aspetto tecnico-tattico. Anche come profilo, al di là della suggestiva somiglianza tra i due nel modo di esultare, il giovane attaccante del River Plate è più leggero, meno abile nel corpo a corpo e più incline a giocare sulla profondità piuttosto che palla al piede rispetto al Kun.
Carlitos sbarca in Premier League allo scadere del calciomercato estivo del 2006 ritrovandosi catapultato, dopo le esperienze in due top club sudamericani (Boca Juniors e Corinthians), nella vorticosa lotta salvezza con il West Ham. Una sola stagione con gli Hammers che però ben esprime l’iniziale difficoltà di adattamento: 7 gol (il primo solo a marzo) e la permanenza in Premier guadagnata solo nel finale di stagione. È però l’inizio di un grande percorso, che continuerà nei 2 anni al Manchester United e raggiungerà il picco nel quadriennio al Manchester City, di cui sarà anche capitano.
La parabola di Tévez rappresenta forse la più probabile e auspicabile per Álvarez: a fronte delle iniziali ed ovvie difficoltà di approccio, una crescita progressiva e costante che gli consenta di dimostrare le proprie capacità e di affermarsi gradualmente in Inghilterra. Anche il parallelismo tra La Araña e l’Apache regge: giocatore talentuoso ma da sgrezzare in quanto proveniente dal Sudamerica, che può formarsi e trasformarsi per performare meglio in Premier. Certo, il City è una destinazione meno “morbida” rispetto al West Ham, ma Guardiola sa lavorare bene con i giovani sudamericani e dar loro fiducia.
Sulla bocca di tutti dopo una stagione da capocannoniere in Argentina (21 gol con il Tigre), Stracqualursi alla fine sbarcò all’Everton di David Moyes, e fu un disastro: mai adattatosi alla vita in Inghilterra, scarso impatto in Premier, chiuso dall’arrivo di Jelavić a gennaio. In una stagione da 3 gol in 28 presenze, un solo momento di gloria: il gol al Chelsea nella vittoria per 2-0 sui Blues.
Per quanto la Premier sia storicamente un campionato mangia-argentini, sembra francamente improbabile un naufragio di tali dimensioni per Álvarez, più giovane e proveniente da un contesto, per quanto comunque in Argentina, più probante del Tigre di Stracqualursi. Certo, in terra d’Albione molti sudamericani talentuosi si sono bruciati malamente, perciò l’esempio del Traca può fungere come una sorta di memento mori su come potrebbero andare le cose se tutto girasse nel peggiore dei modi.
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