Mercoledì 26 e giovedì 27 aprile, sempre alle 19. Comprimere il turno infrasettimanale di Allsvenskan ha regalato una due giorni appassionante (e per certi versi sorprendente) che certamente ha restituito vitalità al campionato regalando anche qualche sospresa necessaria per eliminare la scontatezza di un campionato che il Malmoe potrebbe portarsi a casa per la seconda volta di fila. Dal 1997 in poi, quando cioè è stata spezzata la tirannide del IFK Göteborg (6 titoli in 7 anni, inframezzati da una singola e sporadica parentesi Aik), 7 squadre diverse avevano vinto l’Allsvenskan fino alle ultime recentissime edizioni monopolizzate dal Fotbollförening. Norrköping a parte, ma resta un’eccezione nella sua unicità. O definitelo miracolo, fate voi.
Storia a parte, è la 5° è stata una giornata davvero avvincente. Ora, io non so se Jörgen Lennartsson abbia letto i miei precedenti pezzi sveziacentrici, ma di certo ha seguito il mio consiglio. Ecco dunque che al Gamla Ullevi si è visto un Göteborg brillante ma autolesionista. Per la prima volta in questo campionato si è visto un 4-4-2, e la conseguenza principale è stata l’impiego simultaneo di Mikael Boman e Tobias Hysén, dal primo minuto, insieme. Col duo pesante davanti (Omarsson in panchina), l’IFK ha fatto la sua partita. Semmai l’unico cruccio si potrebbe trovare a proposito dei due esterni di centrocampo, il norvegese Henrik Björdal a destra e il danese Sören Rieks sulla corsia opposta, che hanno inciso fino ad un certo punto. Tutto sommato la difesa intorno al 18enne portiere Pontus Dahlberg ha retto bene, fino a quando è stata però tradita dallo sfortunato autogol di Thomas Rogne al 42′. Proprio sul finire del tempo, ecco la doccia fredda: oltre al pasticcio, la beffa. Al rientro dagli spogliatoi, infatti, Lennartson ha dovuto forzatamente sostituire gli infortunati Rogne e Boo Wiklander: dentro Martin Smedberg-Dalence e il mediano August Erlingmark. Da qui in poi, assalto degli Änglarna e proprio quando i giochi parevano conclusi, al 91′, la magica coppia Boman-Hysén ha confezionato il pari: pregevole torre del secondo (2° assist) e gran destro del primo (3°marcatura). Vedete? Incidono. Eccome se lo fanno. Si trovano, si cercano, dialogano e creano tantissimo. Uno libera gli spazi, l’altro si inserisce e batte a rete. L’IFK pare girare, sull’Hammarby avrei poco da dire se non parlare di una prova poco convincente sotto il profilo della personalità. Il problema di Lennartson semmai è che dopo 5 giornate ha pareggiato ben 4 volte…
La prova dell’Elfsborg vista con gli occhi dei 3mila presenti sugli spalti della Norrporten Arena appare come una sconfitta. Anche se è un pari, che fino all’84’ era una vittoria, certamente è un passetto indietro rispetto alla sfida dello scorso turno infrasettimanale in cui Magnus Hoglund aveva trovato la quadratura del cerchio con un 4-4-2 particolarmente azzeccato: 3-0 rifilato al malcapitato Örebro. Rispetto a giovedì, sempre Prodell, sempre Frick, ma Jesper Karlsson dal 1′. Transfermarkt mi indica però come sia stato impiegato da esterno di centrocampo, ed è un vero peccato privare la squadra della sua qualità davanti. Certo è che un modo per farlo coesistere coi due colleghi senza squilibrare l’undici non è ancora stato inventato. Forse non è un caso, comunque, che l’unico cambio di Hoglund abbia visto proprio il numero 19 uscire dal campo a beneficio del terzino sinistro Kaib. Altrettanto significativo, a mio parere, è il fatto che al momento della sostituzione l’Elfsborg fosse in vantaggio (3° rete stagionale di Per Frick), mentre poi sia stato riacciuffato in uno degli ultimi assalti da un poderoso colpo di testa ad opera del puntero del GID Sundsvall Peter Wilson.
Torna ad assaporare i tre punti l’Östersunds. E decide di farlo convincendo, in quel del Tunavallen, casa dell’Eskilstuna. Curtis Edwards dopo soli 2′ ha dato il via alla goleada, poi è toccato segnare al connazionale Hoputt al 32′ e di nuovo Edwards al 35′ ha confermato la serata da incubo per i padroni di casa. E da segnalare, oltre agli elogi verso il tecnico Graham Potter e i connazionali andati a segno mercoledì, c’è poi la grande intesa dell’esterno numero 17 con la seconda punta Saman Ghoddos (che ha servito due assist al collega). Si scioglie l’Eskilstuna, che dopo tre pareggi per 1-1 è tornato alla sconfitta con lo stesso punteggio della prima giornata (3-1 di allora, contro l’Halmstads, 1-3 di oggi al Tunavallen). E’ un po’ la cenerentola di questa Allsvenskan, il problema è che serve cambiare marcia se si vuol quantomeno provare a salvarsi. Già pensarlo è dura, non oso immaginare attuarlo.
Il 3-0 incassato dall’Elfsborg aveva preoccupato molto, il pari 0-0 contro l’Häcken acuisce qualcosa ma non restituisce la brillante immagine dell’Örebro che si era vista nelle prime tre gare di questa Allsvenskan. La mancanza di reti alla Behrn Arena è l’ennesimo sintomo del periodo di pausa che la coppia dei padroni di casa si sta prendendo. Besara-Igboananike, ma anche l’entrato a gara in corso Sköld, non hanno inciso. E come già detto, se non girano loro, l’intero meccanismo di Alexander Axén si sgonfia.
Vittoria con brivido per il Djurgardens all’Örjans Vall di Halmstad. La formazione di Jan Jönsson, che dopo la vittoriosa prima giornata ha ottenuto due pari e due ko, è ancora alla ricerca di un’amalgama necessario per risollevarsi dalla zona rossa per non tornare dopo una sola stagione in Superettan. L’esordo stagionale tra i grandi aveva consegnato anche un giovane rampante: il 17enne, classe ’99, Sead Haksabanovic. Dopo l’iniziale exploit non è più riuscito a trovare continuità, certo è che adesso toccherebbe a qualcun altro tirare la barca dando l’esempio (su tutti, gli attaccanti Frederik Olsson e Alexander Ruud Tveter). Solo il tempo ci darà risposte, così come magari sapremo se il Djurgardens di Özcan Melkemichel sia destinato a qualcosa di grande. Non segna la stellina Gustav Engvall? E che problema c’è, il senegalese Badji si guadagna un rigore e Magnus Eriksson lo trasforma. Per di più, la leadership di Kim Kallström in mezzo e la solidità di Jonas Olsson (uscito però anzitempo per infortunio) possono rivelarsi fondamentali.
Riecco il Norrköping. Ma non l’IFK che in questa Allsvenskan è uscito sconfitto dalla Jämtkraft Arena di Östersund o in casa contro il Sirius. Fate uno sforzo, tornate un attimo alla prima giornata e ripensate al 2-1 contro l’Hammarby. Da allora, oltre ai due ko, il colpo dalle parti dell’Häcken. Una sorta di luna park con annesse montagne russe, ma stavolta il giro favorisce Jens Gustafsson e i suoi. Il 3-0 inflitto ad uno Jönköpings inconcludente è una grande iniezione di fiducia per il prosieguo di stagione, a patto però che le premesse vengano rispettate. Uno dei lati positivi della faccenda è che giovedì non abbia segnato Andersson, e dunque i biancoblù abbiano dovuto trovare una panacea anche alla scarsa ispirazione del numero 19. E quale momenti migliore, per Karl Holmberg, in cui segnare le sue prime reti di questa Allsvenskan? Una doppietta pregevole e di certo utilissima, arricchita dal sigillo di Filip Dagerstal: il primo assist di Andersson, gli altri due di uno scatenato Niclas Eliasson. Prestazione straordinaria per il classe ’93, comunque, che oltre alle due marcature ha offerto molto in termini di generosità. Una bellissima nota positiva per il Norrköping, già che non ve n’erano state troppe fino ad ora…
Il risultato di giornata, però, è quello maturato alla Guldfageln Arena. Il Kalmar, quella bistrattata squadra che in questa Allsvenskan era uscita molto spesso con le ossa rotte (1-5 alla prima giornata contro l’Elfsborg, poi 3-1 dallo Jönköping e 0-3 col Sirius), ha fermato il campionissimo Malmoe sullo 0-0. Magnus Pehrsson, dopo l’1-1 di Göteborg nel primo turno, pareggia di nuovo rallentando. A pensarci bene, uno griderebbe allo scandalo: con le dovute proporzioni, come se il Crotone pareggiasse contro la Juve all’Ezio Scida. Eppure, come spesso accade, la partita si combatte sul piano psicologico ancor più di quello tecnico/tattico: detta in altri termini, mutatis mutandis, gli Himmelsblått hanno sottovalutato l’impegno in trasferta contro il fanalino di coda dell’Allsvenskan. Le statistiche, poi, sono eloquenti: 2 tiri per il Kalmar in tutti i 90′, entrambi nello specchio. Il Malmö ha calciato per 10 volte verso la porta difesa da Lucas Hägg Johansson, ma in una sola occasione il pallone era sufficientemente preciso. Ennesimo esempio di un confronto impari tra qualità e qualità. Gli ospiti hanno avuto per lungo tempo il pallino del gioco, hanno mantenuto il 56% di possesso palla e battuto 11 corner e 17 punizioni. Eppure, il fortino Kalmar non è crollato, anzi, è uscito dalla Gundfageln Arena con la consapevolezza che la salvezza non è un miraggio. Mi farebbe piacere fare due parole con Peter Swärdh, già che sto preparando un Tuttocittà sulla perla dello Småland (okay, l’ho spoilerato). In ogni caso, complimenti ironici a chi ha avuto la brillante idea di tenere fuori Rosenberg avanzando Berget accanto a Cibicki.
Alla Friends Arena, invece tutto va bene. Anzi, sarebbe meglio dire che tutto è tornato ad andar bene. Quel genio di Rikard Norling ha sviluppato intorno al classico 3-1-4-2 una formazione che è riuscita a bloccare l’inarrestabile corsa del neopromosso Sirius. In realtà sarebbe più un 3-1-4-1-1, perchè la punta è Eero Markkanen e qualche metro dietro gioca l’adattato Simon Thern, nel ruolo di trequartista che qualche tempo fa fu anche di Stefan Ishizaki. La scelta tecnica che Norling ha rischiato, quella di tenersi in panchina i tre attaccanti Denni Avdic, Sulejman Krpic e Henok Goitom, ha pagato. Tanto che, quando il cronometro al polso di Mohammed Al-Hamik segnava il minuto 31, il sinistro dell’attaccante finlandese col numero 11 ha sbloccato in via definitiva il match. Kim Bergstrand ci ha capito più poco, i cambi altamente conservativi del collega giallonero hanno messo in freezer il risultato. E l’Aik è a meno tre dal Malmoe…
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