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Alla scoperta della Danimarca, stasera contro il Belgio per le finals

Ieri sera Spagna e Francia hanno chiuso al primo posto i rispettivi gironi di Nations League, qualificandosi per la Final Four in programma, con sede ancora da definire, per l’ottobre del 2021.

Stasera il quadro verrà completato in base ai risultati dei due gruppi rimanenti: se Paesi Bassi e Polonia si sfideranno con un’occhio alla partita dell’Italia – che in caso di vittoria contro la Bosnia manterrebbe il primo posto -, la Danimarca dovrà vincere in Belgio per qualificarsi, scavalcando le stesse Furie Rosse che partono con due punti di vantaggio. Inghilterra e Islanda sono invece tagliate fuori.

I danesi si sono guadagnati questa possibilità in extremis, battendo domenica l’Islanda per 2-1 grazie al calcio di rigore trasformato al 92’ da Eriksen, il secondo della sua partita.

Oltre che decisiva, la partita è interessante in vista dei prossimi Europei, dove si sfideranno nuovamente nel gruppo B in cui si trovano anche Russia e Finlandia.

Comunque vada si tratta di un ottimo risultato per la nazionale guidata dal 48enne Kasper Hjulmand, che sulla carta sarebbe dovuto subentrare al norvegese Åge Hareide (il cui contratto è scaduto ad agosto) dopo gli Europei, e invece si troverà a disputarli.
Hareide, che oggi è tornato al Rosenborg, aveva chiuso la propria esperienza da CT con 15 risultati utili consecutivi e a sua volta aveva disputato un’ottima Nations League nel 2018-19, guadagnando la promozione in prima divisione grazie al primo posto nel girone con Irlanda e Galles.

L’ex allenatore di Lyngby, Mainz e Nordsjælland sta proseguendo l’ottimo lavoro del predecessore, insistendo ulteriormente su un’idea di gioco moderna e divertente: uscita palla a terra fin dalla prima costruzione, occupazione razionale degli spazi secondo i principi del gioco di posizione e pressing feroce in ogni zona del campo, in particolare nei secondi successivi alla perdita del pallone (gegenpressing).
Nonostante l’unica vera stella sia Eriksen, la rosa è nel complesso piuttosto profonda, con tanti giocatori di ottimo livello e una buona distribuzione della qualità tra i reparti.

Con un primo sguardo ai numeri, però, è chiaro come la solidità difensiva sia stato il fattore-chiave, con soli 3 gol subiti in 5 partite, di cui 2 proprio nella sconfitta dell’andata contro il Belgio, la prima sotto il comando di Hjulmand.

LA SQUADRA

Il portiere Kasper Schmeichel sembra migliorare di anno in anno, e a 34 anni è una garanzia assoluta sia per livello di gioco, sia per la sicurezza che trasmette con il suo carisma.
Purtroppo stasera non sarà della partita a causa di una ginocchiata alla testa ricevuta domenica da  Guðmundsson: niente di grave, ma in via precauzionale verrà tenuto a riposo e dovrebbe tornare in campo solo domenica contro il Liverpool.
Al suo posto vedremo quindi il 28enne Frederik Rønnow, che si gioca il posto con l’esperto Fährmann nello Schalke 04.

Ultimamente il CT ha alternato difesa a 3 e a 4, ma in ogni caso è imprescindibile la presenza del capitano Simon Kjær, prezioso non solo per la capacità di comandare il reparto ma anche, come sta dimostrando nel Milan, per la precisione nel gioco lungo; al suo fianco solitamente gioca Andreas Christensen, ma non mancano alternative di livello come Jannik Vestergaard – colonna del Southampton che sta sorprendendo la Premier League -, l’ex-Samp Joachim Andersen (oggi al Fulham) e Matthias “Zanka” Jørgensen, 30enne di origine gambiana che è tornato recentemente all’FC Copenhagen dopo qualche stagione in chiaroscuro tra Huddersfield, Fortuna Düsseldorf e Fenerbahçe.

A sinistra stasera mancherà molto – causa Covid – Robert Skov, che dopo i 29 gol segnati nella Superliga 2018/19 con l’FC Copenhagen è stato ceduto all’Hoffenheim e riconvertito con grandi risultati da ala pura a esterno a tutta fascia, o addirittura terzino; le sue eccellenti doti atletiche gli consentono di coprire ampie porzioni di campo, e nonostante l’arretramento nella scorsa stagione ha realizzato 4 gol e ben 7 assist in Bundesliga.
Al suo posto vedremo probabilmente Jens Stryger-Larsen, che però non garantisce la stessa qualità in fase offensiva ed, essendo destro, si esprime al meglio sull’altra fascia, dove solitamente si gioca il posto con Daniel Wass, da anni inamovibile tra Valencia e Celta Vigo e in grado di alternare sovrapposizioni esterne e interne grazie al suo passato da centrocampista.

Dopo aver saltato l’Islanda per squalifica, stasera si riprenderà il posto davanti alla difesa Pierre-Emile Højbjerg, che a 25 anni sembra aver raggiunto la maturità calcistica ed è fondamentale sia in costruzione, abbassandosi spesso ai lati dei difensori, sia soprattutto in fase di non possesso, dove riesce a recuperare molti palloni grazie ad aggressività e tempismo.
A suo posto domenica ha ben figurato Mathias Jensen del Brentford, che avendo caratteristiche più da playmaker e potrebbe entrare in ballottaggio con Thomas Delaney, soprattutto nel caso in cui Hjulmand riproponesse il centrocampo a due avanzando Eriksen da trequartista.
Nella partita di andata, pur creando poche occasioni, la squadra riuscì a palleggiare molto bene con il 10 e Delaney da mezzali, mettendo in difficoltà la difesa belga, alternando inserimenti interni ed esterni ben coordinati con i movimenti delle ali Braithwaite e Yussuf Poulsen.

Con l’infortunio di Dolberg, domenica i due sono partiti nominalmente come coppia d’attacco, ma senza di fatto agire da riferimenti centrali, dove Eriksen fungeva quasi da falso nove liberando spazi per i loro inserimenti.
Pur non essendo grandi finalizzatori, entrambi si spendono molto in fase di non possesso; inoltre, mentre Braithwaite nasce come ala ed è piuttosto veloce e tecnico, Poulsen grazie al suo fisico importante (è alto 1.93) diventa utilissimo come opzione per scavalcare il centrocampo, più volte sfruttata all’andata quando dominò fisicamente su Thorgen Hazard.

Se i numeri difensivi sono eccellenti, però, i soli 6 gol segnati (tra cui 3 rigori e un’autorete) raccontano delle difficoltà nel rendersi pericolosi, a fronte di un possesso palla medio del 55,7%.
Eriksen finora è stato piuttosto brillante nel partecipare al palleggio con gli altri centrocampisti, ma non nell’associarsi con gli attaccanti, salvo forse Cornelius (al momento infortunato).
Inoltre mentre negli altri reparti tutti stanno trovando continuità nei propri club, davanti, oltre ai noti problemi di Eriksen con Antonio Conte, anche Braithwaite ha raccolto solo 37 minuti nel Barcellona e farebbe bene a cambiare aria a gennaio.

 

VOLTI NUOVI

Senza dimenticare il possibile inserimento di Pione Sisto, che è tornato al Midtjylland proprio per trovare continuità in vista dell’Europeo, nell’amichevole di settimana scorsa contro la Svezia – dominata e vinta per 2-0 – si è vista una formazione sperimentale in cui diversi giocatori hanno dimostrato di potersi giocare un posto in rosa.

Sulla destra si sono alternati i due classe ‘97 Joakim Mæhle (del Genk) e Alexander Bah (del SønderjyskE): entrambi sono molto dotati atleticamente, con la differenza principale che il primo, oltre ad avere più esperienza, può giocare anche come terzino puro, mentre Bah nasce come ala ed è abituato ad avere una difesa a 3 alle spalle.

A centrocampo arriverà presto il momento di Jesper Lindstrom, mezzala classe 2000 devastante con 4 gol e 2 assist nelle prime 8 di campionato col Brøndby, mentre più avanti, oltre al doriano Damsgaard – che di questo passo non potrà restare a casa – e all’infortunato Skov Olsen, si stanno mettendo in mostra Lucas Andersen e Jonas Wind.

Il primo ha già 26 anni e un percorso travagliato, a partire dal trasferimento da diciottenne all’Ajax, che dopo tre stagioni tra alti e bassi e un buon prestito al Willem II lo cedette ai Grasshoppers, fino al ritorno nell’AaB di Aalborg, la sua città natale, dove sta esibendo tecnica e visione di gioco decisamente fuori contesto per la Superliga; l’anno scorso, partendo da esterno sinistro con una certa libertà di movimento ed espressione, ha totalizzato 10 gol e 8 assist in 27 partite.
Wind invece è un centravanti classe ‘99 dell’FC Copenhagen che, a dispetto dell’altezza di 1,90, si affida molto alla tecnica. Nel 2019 la rottura del crociato gli ha fatto saltare gran parte della stagione e ne ha frenato l’esplosione, ma sta finalmente ritrovando continuità e nelle prime 8 di questo campionato ha già segnato 5 gol.

matthiasgalbiati

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