Forse non tutti sanno che Alex Ferguson, prima di diventare una leggenda del Manchester United e di essere nominato Sir dalla Regina Elisabetta II, guidò la Scozia ai Mondiali del 1986 in Messico.
Nel 1985 Ferguson prese una decisione sicuramente non facile quando, mosso dalla responsabilità e dal coraggio, decise di raccogliere l’eredità di Jock Stein, il manager scozzese probabilmente più amato di sempre venuto tragicamente a mancare. Una storia da romanzo quella di Stein. Durante sentitissima sfida contro il Galles, mentre stava portando la squadra al suo secondo Mondiale consecutivo, al goal del pareggio nel derby britannico il suo cuore non fu abbastanza forte da resistere. Quella infatti non era una rete qualsiasi, ma quella che avrebbe di fatto aperto le porte allo spareggio intercontinentale contro l’Australia. Un risultato che però per forza di cose passò in secondo piano per la perdita di Jock Stein, non un allenatore come tutti gli altri ma una vera icona per il popolo scozzese, era stato il tecnico della Champions League vinta dal Celtic nel 1967, quella che andò a comporre il primo Triplete di sempre e per giunta l’unica portata oltre al Vallo di Adriano.
Una morte che lascio vuoto enorme praticamente incolmabile da chiunque, che soltanto un uomo con grande personalità poteva prendersi sulle spalle, e quell’uomo era Alex Ferguson. Decise di assumere il controllo della nazionale, svolgendo il doppio ruolo di allenatore dell’Aberdeen e commissario tecnico. La portò al Mondiale vincendo lo spareggio, andò anche a un passo dalla qualificazione in un girone infernale, perdendo di misura contro nazionali attrezzate come la Danimarca e la Germania Ovest oltre ad ottenere un pareggio contro Uruguay, partita durante la quale si registrò anche la più veloce espulsione nella storia della Coppa del Mondo, quella di José Batista che si fece cacciare dopo appena 56 secondi dal fischio d’inizio.
Per riuscire nel suo intento prese scelte forti per dare da subito l’idea di che pasta era fatto. Volle sempre avere a disposizione i calciatori migliori, arrivando anche ad alzare i toni con i club. Volle tuttavia rimanere sempre un “interim coach”, sapeva benissimo che in fondo il selezionatore non era il suo mestiere, ma piuttosto di essere un uomo che vive il campo 365 giorni l’anno, e il futuro a Manchester gli darà ragione in tal senso.
Grazie a questo gesto, ma non solo, Ferguson resterà per sempre un simbolo della Scozia, è infatti ancora oggi è l’ultimo allenatore ad aver vinto il campionato con una squadra non di Glasgow, peraltro sua città natale. Con quel suo fantastico Aberdeen vinse dieci trofei e tenete conto che la bacheca dei Dons ne annovera 19, in 115 anni di storia. Impronte indelebili di una leggenda, a Manchester come in Scozia.