Da un Pipa ad un altro, il volto del gol del Superclasico è racchiuso nel soprannome in cui si è identificata la famiglia Higuain. Alario e Benedetto, due profili diversi per guidare River Plate e Boca Juniors alla vittoria, due attaccanti con sfumature abbastanza distanti fra loro ma con in comune l’abitudine a segnare.
Alario al River ha già segnato un’epoca, ha conquistato tutti con i suoi gol sempre dannatamente pesanti. È arrivato con grandi attese dal Colon, la squadra che si tifa in famiglia per diventare simbolo e uomo copertina del River più forte di sempre. Curioso perché proprio poche settimane prima di firmare il suo contratto con i Millionarios aveva dichiarato di tifare per il Boca Juniors pur ammettendo che secondo i suoi valori da professionista avrebbe potuto giocare per qualsiasi squadra. Ed eccolo qui a trascinare la Banda dove non è mai arrivata negli ultimi anni con i grandi club europei che sognano di portarlo in fretta nel Vecchio Continente.
Impossibile non farsi catturare dalle giocate di un centravanti moderno e all’antica nello stesso tempo: non altissimo ma forte di testa, tecnico e istintivo, sia uomo d’area che supporto per la squadra. Segna tanto, quasi sempre e soprattutto ha permesso alla stella di Sebastian Driussi di accendersi dopo che persino una mente visionaria come quella di Gallardo stava pensando di cestinarlo. Alario è il partner d’attacco che qualsiasi seconda punta vorrebbe: apre gli spazi, favorisce il gioco in velocità e soprattutto non spreca mai gli assist che gli vengono forniti. Ecco perché nel tabellino dei marcatori Millionarios i nomi che compaiono sono quasi sempre il suo e quello di Driussi.
Il Pipa del River Plate è Alario, quello del Boca Juniors è Darío Benedetto. E questo qui non è un giocatore qualunque: perché se dopo 22 partite nessuno, nemmeno Martin Palermo, è arrivato a segnare i 16 gol messi a segno dall’ex Club América allora significa che in questo ragazzo che tra pochi giorni compirà 27 anni c’è qualcosa di speciale. Anche qui c’è un cuore che batte al ritmo della Bombonera, un cuore più passionale ed emotivo che ha scelto di abbandonare il Messico, la terra delle sue fortune, per risiedere finalmente nel posto sognato fin da bambino.
Benedetto ha caratteristiche differenti da Alario: calcia da ogni posizione e lo fa dannatamente bene, ha un sangue più caldo, tende maggiormente a farsi notare grazie ad un carattere ed uno stile di gioco appariscente. Lui è un centravanti perfetto per un tridente moderno: dà equilibrio con la sua posizione più arretrata ma in area di rigore sa farsi rispettare come pochi in Argentina; favorisce la gamba degli esterni (che di gamba ne hanno quando si tratta di Centurion e Pavon) e il contropiede e con la sua completezza tecnica dà sempre più opzioni al suo allenatore. La sua grande forza è il carattere ed il sapersi sempre imporre quando c’è qualcosa da dimostrare: al suo arrivo qualcuno aveva storto il naso ma poi i gol gli hanno dato ragione; dopo l’infortunio il tifo xeneize sembrava preferire Bou ma dopo un pre campionato senza acuti è tornato ad essere lui il vero uomo gol del Boca.
Questo dualismo è un po’ il riflesso della rivalità tra River Plate e Boca Juniors e di ciò che rappresentano. Alario più elegante, sobrio, nobile; Benedetto passionale, appariscente, popolare. Due facce diverse per raccontare una storia, quella della rivalità più bella del calcio. River e Boca, Alario e Benedetto, ad ognuno il suo Pipa ma domenica quale sarà quello decisivo?
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