Tecnica, guizzi, visione della porta: un dono inestimabile nel calcio ma anche una grande responsabilità soprattutto per un calciatore che cresce con la maglia dell’Independiente. Perché anche Alan Velasco, uno dei ragazzi più promettenti di tutto il calcio argentino, deve fare i conti con il paragone più scomodo di ogni giovane attaccante del Diablo: quello con Sergio Agüero.
Soprattutto se a pubblicizzare questo parallelo tra lui e il Kun è proprio il vicepresidente del club Pablo Moyano, il primo a mettere in tavola un carico del genere. Anche perché l’altra voce illustre che aveva pubblicizzato il suo talento al mondo era stata quella di Bochini, il grande idolo del club nonché prima ispirazione calcistica di Diego Maradona, in grado di emozionarsi per il debutto del giovane Velasco.
Le caratteristiche di Velasco
Ma perché sono tutti pazzi di lui? A vederlo sin dalle giovanili l’impressione è quella di osservare un calciatore in grado di spaccare le partite, una mezzapunta al passo coi tempi con dribbling e giocate che fanno la differenza. Tocca la palla praticamente solo con il destro, ma preferisce partire come ala sinistra: la sua giocata è di conseguenza sempre quella di tagliare in diagonale attaccando la zona centrale del campo per poi cercare la conclusione o una verticalizzazione e mettere in difficoltà le difese.
Al momento nell’impatto in prima squadra sembra soffrire ancora la fisicità: d’altronde per un ragazzo di 18 anni sotto al metro e 70 è difficile reggere l’urto fisico con determinati avversari, e per questo va spesso in difficoltà quando viene chiuso a ridosso della linea. Le sue qualità emergono soprattutto a campo aperto, quando ha la possibilità di sprigionare la sua velocità e mettere in azione il piatto forte della casa, ossia la conduzione di palla a testa alta.
Per ora questa è la sua dimensione ma con un controllo palla del genere può tranquillamente evolversi in altri ruoli, di fatto tutta la zona a ridosso del centravanti. Perché i numeri per attaccare il fondo anche dall’altra parte ce li ha tutti, ma l’impressione è che con l’allenatore giusto si possa trasformare rapidamente in un trequartista moderno dall’alta percentuale di gol e assist. E poi chissà se avrà l’istinto del gol e la rapidità di esecuzione per ripercorrere la carriera di Agüero, al momento ancora molto distante da lui come tipo di giocatore, ma non troppo fuori dal mondo come paragone se si considerano gli inizi di carriera del Kun.
Veste la maglia dell’Independiente da quando aveva 10 anni, è stato capitano nelle giovanili, ora sogna di fare la differenza in prima squadra, dove nonostante sia un 2002 è riuscito a lasciare in fretta il segno. De la Cuna al Infierno, dalla culla all’inferno, la casa del Diablo, in attesa di trovare l’anno della consacrazione sul campo dopo le benedizioni di Moyano e Bochini.
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