De Rossi non è più l’allenatore della Roma: i Friedkin hanno deciso di porre fine all’esperienza dell’ormai ex tecnico giallorosso. Sono stati sufficienti 360’ di campionato per arrivare a una decisione che, come recita il comunicato, è stata presa nell’interesse della squadra, per riprendere il percorso auspicato.
Il comunicato, pubblicato alle 8:55 del mattino, ha scosso le fondamenta di Trigoria e del tifo giallorosso, rimasto spiazzato da una notizia che per certi versi però non è assolutamente inaspettata. Quando la dirigenza arriva a Roma, a stagione in corso, nel bene o nel male, c’è sempre da aspettarsi qualcosa. E, sebbene con tempi diversi rispetto allo scorso inverno, si è rivista la scena di circa nove mesi fa. Stesso campo, stesse dinamiche. Un allenatore che stava preparando l’allenamento richiamato e sollevato dal suo incarico. Un modus operandi già utilizzato con Mourinho e De Rossi che lascia in eredità la sensazione di una scelta non solo puramente tecnica. Molti dei principali media della capitale hanno trovato nell’esegesi dell’allontanamento un rapporto complicato con la società.
Qualunque sia la verità, l’unica certezza è che una decisione così drastica non poteva non avere conseguenze. Resta da capire quale sarà la reazione della squadra, ma nel frattempo quella della piazza non si è fatta attendere. Al netto del rendimento della Roma, non sono piaciuti i tempi e soprattutto i modi dell’allontanamento. De Rossi, a queste latitudini, è una bandiera e aver trattato un simbolo di Roma e della Roma, che dai tifosi è vissuta come un sentimento e non solo come una squadra di calcio, non è passato né passerà inosservato. La partita con l’Udinese, dirà molto, se non tutto, sulla bontà della scelta di una società che mai prima di adesso si è ritrovata nell’occhio del ciclone della critica del tifo giallorosso.
In attesa di capire cosa riserverà il futuro, il presente racconta che a De Rossi succederà Ivan Juric arrivato nella Capitale dopo una serie di “no” di altri allenatori. Una scelta di rottura anche da un punto di vista della continuità: si passa dall’idea di un 4-3-3 ibrido e propositivo con licenza di tenere palla e il controllo del gioco a un 3-5-2 o 3-4-2-1 uomo contro uomo, in ogni zona del campo. Modulo e idee legittime, ma che cozzano con le scelte di un mercato disegnato su un modello diverso: elementi come Le Fee e Soulé faticheranno e non poco a trovare spazio. E insieme sono costati una cinquantina di milioni. Il croato ha diretto il primo allenamento chiedendo ritmo alla squadra. Ha tre giorni per presentare una Roma finalmente vincente in campionato.
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