
Andrea Abodi ministro dello Sport Immagine | Ansa
Il Ministro dello Sport Andrea Abodi ha acceso l’interruttore della riforma. Il calcio si è mosso verso il rinnovamento: la commissione cultura e sport al Senato ha dato il via allo “schema di risoluzione”, ovvero il rilancio del sistema attraverso linee di indirizzo mirate, in primis, ad ammodernare gli stadi (anche in ottica Euro 2032) a rendere più redditizi i proventi dai diritti tv e ad allargare le maglie sulla pubblicità legata alle scommesse sportive.
Stadi: cosa cambia con la riforma Abodi
L’obiettivo principale è l’ammodernamento degli stadi italiani, attualmente ampiamente sotto al livello europeo per ricavi e accoglienza. L’idea è di costituire una cabina di regia, presieduta dal ministro dello sport e il ministero delle infrastrutture e dell’economia, per erogare fondi in grado di attrarre investitori privati che potranno beneficiare anche di importanti sgravi fiscali e di una burocrazia più snella a partire da un atteggiamento più collaborativo, basato sull’oggettività, del ministero dei beni culturali e delle sopraintendenze chiamate a esprimersi sui vincoli architettonici e paesaggistici. Parte dei costi potrà essere coperta anche dai ricavi legati alla pubblicità delle scommesse sportive.
Scommesse sportive, un tema caldo
Quello delle scommesse è un tema molto caldo, al limite del rovente, assai dibattuto fra i tavoli di Palazzo Madama, dove due legislature fa, attraverso il cosiddetto “decreto dignità” era stata vietata ogni forma di richiamo al gioco d’azzardo per impedire il dilagare della ludopatia. Il divieto tuttavia, secondo gli studi presentati dall’attuale governo, non ha fermato il dilagare delle giocate on line, spesso anche su siti illegali. Partendo da queste premesse, l’idea è di delimitare nettamente i confini fra legalità e illegalità che possa arginare la ludopatia e nel contempo trovare i fondi per finanziare i fondi legati alla costruzione di nuovi stadi e al restyling degli impianti più datati ma ancora recuperabili.
I diritti tv: una nuova elaborazione della legge
La riforma tocca anche i diritti tv. Abodi, in questo senso, interverrà anche pesantemente sulla “Legge Melandri” aggiornandolo alle contingenze dell’attuale mercato in modo da incentivare la libera concorrenza fra broadcaster, piattaforme digitali e le cosiddette OTT ovvero i servizi “over the top” dove si inserisce una vastissima fetta legata al web e che potrebbe chiamare in causa (come in parte già è accaduto) i colossi di grande distribuzione. I diritti tv, nella bozza, saranno premianti anche per le società virtuose, ovvero quelle con i conti in ordine e capaci di valorizzare il vivaio impiegando in prima squadra elementi che abbiano alle spalle almeno cinque anni all’interno dei settori giovanili del club. Il dado è tratto. Resta da capire se questa sarà davvero la volta buona per un cambiamento.