Nella rifondazione del Barcellona ci è finito quasi per sbaglio, ma il suo ruolo non può essere marginale: Ousmane Dembélé è stato per tutta l’estate al centro di possibili trattative di mercato, ha rischiato di accodarsi alla lunga fila di calciatori partiti dal Camp Nou, ma non ha trovato una sistemazione ed è rimasto per dare una mano al nuovo percorso con Koeman in panchina.
La sua carriera a Barcellona è stata segnata sicuramente dalle alte aspettative che per diversi motivi non sono state rispettate: quelli fisici sono stati la causa principale, tanto che il suo rientro in campo del settembre scorso è arrivato a quasi un anno di distanza dalla sua ultima partita ufficiale; ma anche a livello di prestazioni e comportamenti la sua non è stata una parentesi totalmente fortunata, soprattutto in relazione all’enorme potenziale tecnico e fisico a disposizione.
Nonostante le critiche Dembélé è stato comunque uno dei più credibili (per quanto mai all’altezza) eredi di Neymar, e per questo è fondamentale che il Barça lo recuperi a pieno per sfruttare al meglio i suoi mezzi, soprattutto ora che Ansu Fati rimarrà fuori per tantissime partite. Ma da quando è rientrato il suo livello come è stato?
Da valutare ci sono soprattutto le partite dell’ultimo mese, visto che quelle iniziali della stagione lo avevano visto decisamente sottotono e fuori forma per via di un assenza che come detto è stata di nove mesi. Da quando ha ritrovato un certo ritmo nelle gambe e una buona condizione a livello di fiato, il suo impatto è stato certamente di buonissimo livello. Sono 3 le reti segnate nelle ultime sette partite, ma come in ogni analisi si deve cercare di andare oltre i numeri, che a volte significano nulla.
Perché nella partita contro la Juventus c’è molto di più della firma sul tabellino, peraltro anche fortunata e palesemente condizionata dalla deviazione di Chiesa: quella è stata la sua prima vera grande prestazione, quando è riuscito a ritrovare quel feeling con il dribbling riuscendo a mettere in difficoltà costantemente la difesa, pur partendo in questo momento da destra e non da sinistra come eravamo abituato a vederlo in passato.
In gol ci è andato anche nella sgambata di Champions col Ferencvaros, ma la rete più importante da analizzare è sicuramente quella segnata nell’ultimo turno contro il Betis. Perché lì si sono riviste tutte le qualità dell’ex Borussia e Rennes: la potenza, l’esplosività e la capacità di lasciare sul posto l’avversario. Al di là della vera bomba tirata in porta, la preparazione è stata di grandissimo livello, con caratteristiche che nessun calciatore della rosa del Barça al momento può dare a Koeman.
Perché Trincão ha nel suo arsenale più il dribbling da fermo, mentre Pedri preferisce preparare più l’imbucata che il tiro personale. Ed è forse qui che Dembélé può fare realmente la differenza, soprattutto perché ora ha dimostrato di essere in condizione e totalmente dentro al progetto, dimenticando una volta per tutte i problemi fisici e le possibilità di addio maturate in estate. Sicuramente ottime notizie per una squadra che gradualmente sta recuperando tutti (Ansu Fati a parte), dal piano fisico come Ter Stegen, a quello tecnico come Griezmann. E in questo contesto Dembélé può essere una delle grandi armi a disposizione di Koeman.
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