Il mondo del calcio conosce, ama e dimentica con grande facilità e spesso cadono nell’oblio gli stessi nomi che pochi anni fa avevamo in mente per talento vuoi per capacità tecniche, vuoi per simpatia. Ecco, quindi, 5 calciatori che non sapevi fossero ancora in attività.
ROQUE SANTA CRUZ
L’attaccante paraguayano è stato, insieme a Cardozo, l’uomo simbolo dell’Albirroja e ha portato un po’ del calore del suo paese in giro per l’Europa. Germania, Inghilterra e Spagna prima di tornare all’Olimpia Asunción che lo ha cresciuto. Ha fatto parte del primo progetto ambizioso targato Manchester City, ma non ha saputo replicare quanto di buono fatto con la maglia del Blackburn. Abile di testa e tecnico quanto basta per essere elegante alla vista, è emigrato 18enne dopo il Mondiale U21 del 1999 (vinto dalla Spagna di Xavi), in cui i suoi hanno stupito prima della sconfitta ai rigori contro l’Uruguay. L’ultima stagione europea degna di nota è stata sicuramente quella di 6 anni fa con la maglia del Malaga quando, le sue 12 reti stagionali, hanno contribuito al sesto posto in Liga e al raggiungimento dei quarti di Champions. Oggi, dopo essere diventato il primo marcatore della nazionale paraguayana, è tornato a casa riuscendo a ritrovare la doppia cifra in campionato dopo le 19 reti con la maglia del Blackburn.
ALJAKSANDR HLEB
Un altro calciatore che finisce la carriera nella stessa squadra in cui tutto è cominciato è Hleb. Il bielorusso classe ’81 è da tempo fuori dai radar e lungi dal fare la differenza, ma può dirsi soddisfatto dopo il triplete con la maglia del Barcelona e la grande militanza con le maglie di Arsenal e Stoccarda. Inoltre ha vinto per 6 volte il titolo di ‘Calciatore bielorusso dell’anno’ portando a casa un record per il suo paese. Non è mai stato appariscente, ma si è dimostrato all’altezza sia in Bundesliga che in Premier e in Liga. In pochi inoltre ricorderanno che, al momento della cessione di Ibrahimović dall’Inter al Barcelona, era lui la contropartita tecnica designata prima che Guardiola avallasse la partenza di Eto’o. Ogni anno sembra sempre l’ultimo per Hleb, ma non vuole saperne di lasciare il Bate Borisov: il chiodo che aspetta i suoi scarpini, rischia di fare la ruggine.
ÁLVARO NEGREDO
A 34 anni, invece, El Tiburon Negredo si trova all’Al Nasr e non sembra perdere il vizio del gol. Nato calcisticamente nel Rayo Vallecano, si è girato la Spagna in cerca di affermazione trovando 111 reti in Liga tra Almeria, Siviglia e Valencia. Molto importante quanto fatto al Sánchez Pizjuán arrivando a 25 reti prima di accettare la corte del City con cui, nonostante le difficoltà dovute alla concorrenza, ha sfiorato la doppia cifra in Premier League. Il fiuto e la sua potenza fisica, che gli vale il soprannome di Squalo, è stata premiata da Del Bosque con la convocazione agli Europei di Polonia e Ucraina: un centravanti con quelle caratteristiche mancava nella selezione. La retrocessione del Boro ne ha ridimensionato il nome portandolo a scegliere campionati di caratura inferiore come il turco, col Besiktas, e ora quello qatariota in maglia Al Nasr. Nella sua nuova avventura sta trovando una nuova giovinezza segnando con un media di un gol a partita.
LUKAS PODOLSKI
Prinzi Poldi in questa lista stona, quantomeno. Nome altisonante: un mondiale vinto e il terzo posto per presenze e reti nella Nazionale tedesca sono ben altro rispetto ai suoi ‘colleghi’. Podolski è balzato su tutte le copertine quando, giovanissimo, illuminava il Müngersdorfer Stadion. Il Colonia lo ha lanciato verso il Bayern, ma ha saputo riaccoglierlo quando è tornato dall’infelice esperienza bavarese. L’Arsenal di Wenger gli ha ridato l’opportunità di farsi grande in un club tanto quanto in Nazionale, ma nelle esperienze successive si è confermato poco costante. Di rilievo la prima stagione al Galatasaray nonostante si parli di passi indietro. Ora milita nel Vissel Kobe con David Villa e Iniesta: il Giappone rappresenterà l’ultima meta del girovago tedesco. Talento in parte mostrato, in parte sprecato.
TAKAYUKI MORIMOTO
Giusto per finire in ‘caciara’. Morimoto è la classica meteora: passato dalla Serie A con velleità di talento, ha lasciato il segno solo negli occhi dei nostalgici. A Catania ha mostrato qualcosa sotto la guida di Zenga, ma non ha dato continuità a quell’abbaglio. Il piccolo giapponese sembrava agile e tecnico, ma è durato come un gatto in tangenziale nel nostro campionato. Ora gioca in patria all’Avispa Fukuoka nella seconda divisione nipponica, ma ha fatto notizia più per i suoi hobby che per le reti segnate. Infatti, da qualche tempo alleva coleotteri: un motivo valido per non dimenticarsi più di lui.
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