Diego Godín, una delle leggende del calcio uruguaiano, ultimo esponente della grande tradizione di centrali carismatici del calcio celeste. È uno dei volti più conosciuti del calcio di oggi, anche perché al centro della difesa ha segnato un’epoca: uno dei difensori più forti della nostra era, sicuramente riconoscibile per la sua forte personalità e per la capacità di esserci nei momenti che contano, anche nell’altra area di rigore e non solo in quella che difende. Nel 2014 ad esempio segnò i tre gol più importanti della sua vita, tutti di testa, che valsero una Liga, una qualificazione agli ottavi di un Mondiale e quasi una Champions League.
Questi gli aspetti più conosciuti della mitica carriera del Flaco, o del Faraón, come è più spesso chiamato dai suoi connazionali. Noi però vogliamo raccontarvi anche un lato nascosto di Godín, con alcune storie della sua vita che non tutti conoscono. Eccole cinque cose da sapere sul probabile prossimo acquisto dell’Inter.
Il rischio morte a 4 anni
Diego Godín ha rischiato tanto da piccolo, molto prima di diventare il calciatore che è ora. All’età di 4 anni era a mangiare con i suoi genitori nei boschi di Rosario, piccolissima città da cui proviene anche Gastón Brugman. Erano soliti fare un campeggio nei boschi dove cucinavano ciò che cacciavano e pescavano e Diego assieme a sua sorella Lucía se ne andò verso il fiume per provare a prendere dei pesci. Ma cadde tra alcune rocce e finì in acqua senza saper nuotare correndo fortemente il rischio di lasciarci la pelle. Ma in qualche modo, dopo grida disperate e grazie al suo incredibile istinto, riuscì a tirarsi fuori dal’acqua e dai guai e sopravvivere senza l’aiuto di nessuno.
Campione di calcio ma anche di nuoto
Godín è sempre stato uno sportivo incredibile. Oltre a giocare a calcio era anche un eccellente nuotatore, soprattutto nelle specialità miste anche se il suo istruttore di nuoto Daniel Méndez disse che era particolarmente forte nella specialità farfalla e che se avesse continuato con il nuoto avrebbe potuto fare una grandissima carriera. D’altronde la sua coordinazione lo rendeva fenomenale anche in acqua, nonostante il dramma vissuto da bambino, e per lui sembrava esserci all’orizzonte un grande futuro da nuotatore. A dirla tutta Diego giocava anche molto spesso a basket e a pallavolo oltre a fare bella figura negli eventi scolastici di atletica leggera.
Gli inizi da attaccante
Godín ha cominciato a giocare a calcio all’età di 5 anni. Il suo primo allenatore Víctor Carli racconta dei suoi primi allenamenti con dei pantaloncini molto grandi che lo rendevano abbastanza buffo. Faceva il centravanti e segnava molti gol di testa vista la sua stazza. Poi scelse di giocare da trequartista o da esterno perché gli piaceva dribblare gli avversari, ma non aveva la stessa attitudine che ha dimostrato poi nella sua splendida carriera da difensore. Di certo però a segnare così tanto, lo ha imparato in quagli anni.
Venduto per 25 €
Dopo aver cominciato con gli Estudiantes, fu comprato dal Defensor Sporting, dove giocava a centrocampo o da 10. La società scelse però di ridurre il numero dei giocatori e lui faceva parte del taglio: così fu comprato dal Cerro per una cifra irrisoria, pari circa a 25 €. Lì l’allenatore, vedendo la sua grande abilità nel gioco aereo, gli cambiò ruolo mettendolo in difesa e regalando al calcio uruguaiano uno dei migliori giocatori della propria storia, il successore di Lugano nella tradizione dei grandi centrali. E chissà quanti rimpianti avranno avuto al Defensor per essersi fatti scappare un fenomeno così.
Il ricevimento del 2010
Come detto anche l’Uruguay ha la sua Rosario. Certo, la tradizione non è pari a quella argentina e gli abitanti sono solamente 10.000, ma la passione è identica a quella delle migliori piazze del Sudamerica. Dopo il trionfale Mondiale del 2010, chiuso con uno storico terzo posto che tutt’ora rimane il miglior piazzamento della Celeste in un Mondiale post Coppa Rimet, Godín venne accolto da tutti quanti i suoi compaesani come si fa solitamente con le squadre che vincono un trofeo. Tutta la strada principale era occupata da gente in festa che acclamava il proprio idolo che attraversava le via in piedi sul lato scoperto di un pick-up.
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