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1975, quando Perú-Colombia era la finale di Copa América

La Copa América ha già regalato le prime due giornate dell’edizione 2021, ma nell’ultima gara sia Colombia che Perú hanno abbastanza deluso. I Cafeteros infatti non sono andati oltre allo 0-0 contro un Venezuela falcidiato dalle assenze cauda Covid, mentre la Blanquirroja ha sì perso contro il forte Brasile, ma rimediando un pesante 4-0 che non è mai semplice da digerire. Questa notte dunque si affronteranno per rialzare la testa, in particolar modo lo dovranno fare i ragazzi di Gareca che, causa anche il riposo dell’esordio, sono ancora bloccati a zero punti. In passato questa sfida però ha avuto anche valore ben maggiore, in particolare nel 1975 quando addirittura questa fu la finale della Copa América.
Negli anni ’60 il torneo continentale aveva perso molto fascino, tanto che per ben otto anni non venne nemmeno disputato, ma l’esilio del trofeo per nazioni più antico venne interrotto nel 1975 quando si decise che un torneo avrebbe sostituito il precedente Campionato Sudamericano, anche se era ben diverso da quello che conosciamo oggi. Sarebbe durato da luglio fino a ottobre con sfide di andata e ritorno per tutta la durata della competizione. Il Perú venne inserito nel girone B con Bolivia e Cile e nelle prime due partite fu costretto a giocare in trasferta rimediando due ottimi risultati, un pari a Santiago e soprattutto la vittoria a Oruro contro la Bolivia quando dovette sconfiggere anche un’altura di quasi quattromila metri. A Lima invece fu un trionfo con due larghe vittorie sui rivali e in semifinale dovette vedersela contro il Brasile. A Belo Horizonte la partita entrò nella leggenda dello sport peruviano con Casaretto, autore di una doppietta, e il mitico Teófilo Cubillas che resero vana la rete di Batata dando così alla Blanquirroja uno straordinario e inatteso successo per 1-3 in trasferta. La Seleçao volò a Lima a caccia della rimonta che fu quasi completa ma che si interruppe sullo 0-2 e i gol in trasferta valsero una storica finale. Dal canto suo la Colombia ebbe un cammino quasi impeccabile, dato che nel girone iniziale ottenne solamente vittorie contro Paraguay ed Ecuador, mentre in semifinale dimostrò una netta superiorità nei confronti dell’Uruguay. A Bogotà le reti di Angulo, Ortiz e Díaz stroncarono la Celeste che provò a riaprire la sfida a Montevideo con la rete di Moreno che però fu anche l’unica della gara.

 

Era una finale assolutamente inattesa a inizio torneo, ma nonostante la tensione per entrambe che erano chiamate a non sbagliare scrivendo la storia dei propri Paesi si assistette a grandi incontri. L’andata venne disputata a Bogotá e i Cafeteros ottennero un primo importante vantaggio grazie a Ponciano Castro che a fine primo tempo scagliò in rete un forte destro per l’1-0 decisivo. In finale non contava la sommatoria dei gol e quindi se il Perú voleva giocarsi tutto allo spareggio a Lima doveva assolutamente vincere. I cinquantamila del Nacional spinsero la squadra verso un memorabile successo già nel primo tempo, con la gara che si sbloccò subito con un colpo di tacco di Oblitas mentre il colpo di testa di Ramírez chiuse definitivamente i conti. Il tutto dunque si sarebbe deciso nello spareggio di Caracas con i peruviani che avevano dalla propria un doppio risultato in caso di pareggio anche dopo i tempi supplementari ma non servì. Hugo Sotil raccolse una conclusione rimpallata da fuori area e di destro mise la palla all’angolino non lasciando scampo a Pedro Zape e l’1-0 fu una mazzata per la Colombia. La rete di Cubillas avrebbe completato l’opera, ma il portiere del Deportivo Calí intervenì da campione sul calcio di rigore del fenomeno unico pallone d’oro peruviano della storia evitando così un altro 2-0. Si dovette dunque attendere il fischio finale prima di far partire la festa, ma quando l’arbitro Ramón Barrero decretò la conclusione della sfida poté scattare la festa che la Blanquirroja aspettava da ben trentasei anni, mentre i Cafeteros dovettero aspettare il 2001 prima di vincere il loro primo storico titolo sudamericano.

Francesco Domenighini

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