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1965, quando il Ferencváros vinse la Coppa delle Fiere a Torino

Nonostante la sconfitta contro il Barcellona nella seconda giornata, la Juventus è stata in grado di riprendersi e oggi ha la grande occasione di chiudere già il discorso qualificazione con ben due turni d’anticipo. Servirà una vittoria a Torino contro il Ferencváros e una contemporanea sconfitta della Dinamo Kiev contro il Barcellona per far scattare la festa per il primo obbiettivo stagionale. La Vecchia Signora inoltre deve vendicare una partita entrata nella storia e che è considerato il momento più grande di tutta la storia della squadra di Budapest.
La Coppa delle Fiere negli anni ’60 era una sorta di preparazione all Coppa Uefa futura e per molti anni la partecipazione avvenne per invito. Per questo motivo gli organi ufficiali non riconoscono il trofeo, ma la sua storia rimane ben impressa nella mente di chi ha potuto fregiarsi del titolo di campione. Mentre Milano dominava il Continente con il suo terzo successo consecutivo, il secondo dell’Inter dopo quello del Milan, in Coppa delle Fiere il Ferencváros provava a rinverdire un calcio ungherese ormai rimasto al palo dopo i drammi della Rivoluzione del 1956. Grazie a due grandi campioni come Varga e soprattutto Flórián Albert le Aquile Verdi riuscirono a eliminare con difficoltà al primo turno lo Spartak Brno. Il 2-0 di Budapest bastò per rendere indolore la sconfitta per 1-0 in Cecoslovacchia. Ancora più complicati furono i sedicesimi di finale contro il Wiener con gli austriaci che si trovarono a un passo dalla qualificazione. Hörmayer decise l’andata a Vienna e fu lui a sbloccare il risultato anche nel ritorno al Népstadion. Sembrava ormai tutto perduto ma un rigore di Novák portò all’immediato pareggio e Varga segnò il 2-1 che valse la ripetizione. La terza gara venne giocata ancora nella Capitale ungherese e fu il futuro Pallone d’oro Albert a freddare Szanwald con una doppietta.

Agli ottavi ci fu la prima sfida contro un’italiana e la Roma venne spazzata via dalla superiorità biancoverde. Nonostante l’assenza di Flórián nell’andata all’Olimpico, la squadra di Jozsef Meszaros riuscì a compattarsi e a battere per due volte la difesa giallorossa con Ráktai e Fenyvesi, ma nel finale Picchio De Sisti riaprì le sorti della qualificazione. Al ritorno il campione ungherese era però tornato al suo posto e fu propio Albert nel primo tempo a siglare il decisivo gol per la seconda vittoria sulla Lupa. Altra doppia sfida dal grande fascino ai quarti di finale contro i fortissimi spagnoli dell’Athletic Bilbao. Juhász diede la vittoria in casa, ma al San Mamés la sfida si pareggiò. Varga portò in vantaggio gli ungheresi prima della doppietta vincente di Arieta. Si dovette giocare ancora una volta lo spareggio e la sorte assistette il Ferencváros con Budapest come sede della terza gara. Fu un dominio delle Aquile Verdi e dopo l’autogol di Echeberría, la doppietta di Fenyvesi regalò una straordinaria notte e un 3-0 da sogno. Più si andava avanti e più le sfide diventavano prestigiose e in semifinale ci fu la sfida sulla carta impossibile contro il Manchester United. Denis Law era Pallone d’oro in carica, Bobby Charlton lo sarebbe diventato l’anno successivo e dall’Irlanda del Nord era arrivato un ragazzino straordinario come George Best. All’Old Trafford gli ungheresi non sentirono la pressione e passarono in vantaggio con Novák, ma lo strapotere inglese prese il sopravvento. Un rigore di Law e una doppietta di Heard sembravano mandare i Red Deviles in finale, ma diede speranza il gol del 3-2 di Rákosi. Quasi sessantamila spettatori accorsero al Népstadion per la grande rimonta e fu una partita nervosissima, chiusa in dieci da entrambe le squadre, ma fu il rigore di Novák a portare il Ferencváros per la terza volta alla ripetizione. A Budapest accorsero oltre settantamila spettatori e tutti questa volta credevano nella grande impresa che avvenne. Karába a fine primo tempo e Fenyvesi a inizio ripresa segnarono due gol storici e a nulla servì il centro nel finale di Connelly. Lo United era stato sconfitto e la finale era stata conquistata e ora mancava solo un ultimo ostacolo: la Juventus.

Non ci sarebbe più stata andata e ritorno, ma una gara unica al Comunale di Torino per stabilire chi avrebbe vinto il trofeo. Il popolo bianconero era stanco di vedere le altre squadre italiane trionfare in Europa e la Vecchia Signora voleva finalmente entrare a far parte di questo prestigioso gruppo. La partita venne dominata dai padroni di casa ma un uomo divenne l’assoluto protagonista della sfida. Il portiere István Géczi riuscì a fermare tutti gli attacchi torinesi con grandi parate e in contropiede il Ferencváros fu letale. Fenyvesi raccolse di testa un cross dalla destra e schiacciò sul primo palo sorprendendo Anzolin per l’1-0 che valse titolo e storia. Fu un momento leggendario e sullo stadio piemontese calò il silenzio mentre gli ungheresi festeggiavano il trionfo.
Quella notte fu la prima di una lunga serie di sconfitte in finale da parte della Juventus e fu il più grande successo di sempre di una squadra proveniente dall’Ungheria.

Francesco Domenighini

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