Questa è la storia di Jose Izquierdo. Non è la solita storia.
Non e’ la solita storia che si concentra tra la poverta’ dei bassifondi colombiani e la voglia di rivincita e salvezza: non parleremo sicuramente di una famiglia in pessime condizioni economiche che lancia il figlio nello sviluppo dello sport piu’ seguito al mondo, solamente per racimolare ricchezze dedite a vita migliore; stiamo parlando di una famiglia agiata, la famiglia Izquierdo, quattro soggetti in grado di sostenere una monotona vita regolare se non fosse che…
Sembra assurdo pensare a Jose, “guapo” mingherlino nella zona di Pereira, 250 km da Bogota’, immerso tra le aree verdi della citta’ a giocare con quella fastidiosissima pallina verde regalatagli dal padre: osservando bene la situazione, quella pallina sembra tutt’altro che appartenere alla sorgente “footbolistica”; infatti si dimostra essere una pallina da tennis, lo sport che avrebbero preferito tutti in casa Izquierdo. Il problema principale si dimostra essere la tenacia e la testardaggine del giovane Jose, che in barba ai genitori continua a trattare coi piedi quella palla, sognando di dribblare alberi e amici in cerca della gioia maggiore: il gol.
I continui richiami sono dispersi all’interno del suo padiglione auricolare, come un po’ la sua mente che girovaga tra i banchi di scuola, dove eccelle per intelletto e furbizia, ma soprattutto per varietà di note scolastiche: la condotta non e’ il suo forte, soprattutto per quel “toda joya,toda beleza” che trasmette anche ai suoi amici nelle regolari partite di calcio in classe. E’ proprio la sua professoressa che consiglia ai genitori di dargli un’opportunita’, di fargli vivere il sogno colombiano del calcio;
Jose Izquierdo ha 14 anni e capisce di essere finalmente felice, cosi felice da non accorgersi di quanto sta per accadere mentre suo fratello lo accompagna ubriaco a casa da un allenamento con una squadra locale: l’incidente e’ mortale per il fratello, lui viene miracolato, totalmente illeso: si ferma per quasi 24 mesi a causa del lutto che non riesce ad elaborare, e non riesce a capire la sorpresa quando accosta il calcio alla morte di uno dei suoi cari.
Dopo essere ritornato controvoglia al calcio giocato per la formazione del Deportivo Pereira, la sua cronologia calcistica sembra arrestarsi quando dopo moltissimi pagamenti arretrati non ricevuti, decide di lasciare il team e ritornare al sogno genitoriale: il diploma in business internazionale conseguito col massimo dei voti.
L’evoluzione di Izquierdo calciatore-uomo è conseguenziale: la sua statura sembra essersi predefinita intorno ai 171 cm, abbinati ad un ottimo dribbling veloce e un discreto senso del gol, ravvivato dal mono-utilizzo del piede destro; il suo ruolo sembra essere quello dell’ala sinistra, ed invece no. Scegli di voler iniziare come portiere, mostrando limiti in altezza e in lettura delle trame di gioco, e poi come centrocampista centrale, dove viene delineato come punto debole della squadra a causa di una fisicità non imponente.
Decide di diventare qualcuno quando capisce di non poter sopravvivere nell’incertezza, quando capisce che il treno passa solamente una volta per quelli come lui, quelli come Izquierdo: viene chiamato dall’Once Caldas in prima divisione per giocare da titolare sulla fascia destra nel 3-4-3; e’ subito magia e quella che sembrava l’ultima opportunità di calcio agonistico per un futuro agente di commercio diventa una bellissima realtà di provincia.
Se pensiamo che l’Hellas Verona avrebbe potuto annoverare tra le proprie fila il nuovo miglior giocatore della Jupiler Pro League due anni or sono, ci sarebbe da mangiarsi le mani, ma non andiamo troppo in fretta: a 21 anni Jose Izquierdo è reduce dalla prima stagione da vero professionista della sua carriera, dopo aver attraversato il periodo buio della sua vita, adesso sorride all’opportunità di giocare in formazioni come il River, Hellas Verona ma soprattutto Club Brugge; un salto nel calcio europeo dove tantissimi giovani vengono formati e mandati nel mondo delle quattro grandi signore europee (Inghilterra, Italia, Germania,Spagna).
Devy Rigaux lo vede allenarsi per la prima volta in maglia Brugge e sembra voler dire: talento troppo grezzo, non riesce nemmeno ad andare sul piede sinistro. I primi sei mesi sembrano un continuo tira e molla tra Izquierdo e il mister sulle modalità d’allenamento, grazie ad una voglia eccelsa di miglioramento da parte del colombiano, disponibile a giocare anche da esterno in un centrocampo a 5 per il suo mister.
Con l’arrivo di Preud-Homme Izquierdo diventa pedina fondamentale dello scacchiere Brugge, in grado di accelerare nei momenti di bisogno e fornire un buon contributo tra assist e goal che gli valgono attenzioni anche da parte del selezionatore della nazionale colombiana, ma soprattutto dal suo idolo e connazionale James Rodriguez. Durante l’anno solare 2016 esplode incredibilmente, aiutando il Brugge a vincere il titolo che mancava dal 2006 ma soprattutto conquistando la palma come miglior giocatore della Jupiler Pro League grazie a 11 goal e 9 assist in 32 partite.
Ora come ora sembra pronto per il grande salto in un campionato di fascia alta (soprattutto Spagna o Germania) per mettere in mostra le sue enormi qualità a livello tecnico, meno che in quello tattico. Ha rassicurato la dirigenza affermando di voler rimanere in Belgio dove ha adottato il suo fidato Lucho, un quattrozampe diventato anche grazie ai social, un vero e proprio portafortuna per l’esterno di Pereira.
Quale sarà il suo destino? Ai posteri l’ardua sentenza.
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