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10 storie di immigrati diventati calciatori professionisti

Alcuni sono state grandi promesse non mantenute, altri sono arrivati ad altissimi livelli, altri ancora sono in attesa di sbocciare. Tutti hanno una cosa in comune: un passato difficile che non ha impedito loro di raggiungere il sogno di diventare calciatori

Le vite di alcuni calciatori, segnate da grandissime difficoltà durante l’infanzia, dimostrano come il calcio in molti casi possa trasformarsi in un simbolo di riscatto. Sono racconti di resilienza e determinazione, di chi ha cercato e trovato un futuro migliore, spesso sfidando il mare e il deserto. Tra questi, il francese Rio Mavuba, l’ivoriano Chaka Traoré, l’australiano Awer Mabil e tanti altri che, partendo da luoghi difficili, sono arrivati a calcare i campi della Serie A, della Bundesliga, e persino della Champions League. Qui esploriamo le storie incredibili di chi è passato dalle traversate oceaniche ai grandi stadi.

Rio Mavuba

Rio Mavuba rappresenta una delle prime storie di riscatto calcistico tra coloro che hanno vissuto la condizione di rifugiati. Nato in mezzo all’Oceano Atlantico l’8 marzo 1984, mentre la famiglia fuggiva dalla guerra civile angolana, il passaporto di Rio riporta la scritta “nato in mare”. Dopo aver trovato asilo in Francia, Mavuba ha costruito una carriera calcistica di successo: ha giocato per il Lille, con cui ha vinto la Ligue 1 nel 2012, ed è entrato nella nazionale francese, prendendo parte al Mondiale. Una carriera che, idealmente, ha continuato quella del padre Mafuila, anche lui calciatore e noto come “lo stregone” per i suoi calci di punizione magici. Oggi, compiuti 40 anni, Rio Mavuba continua a giocare in Francia, nel Bordeaux, squadra di seconda divisione.

Chaka Traoré

Il diciannovenne Chaka Traoré è diventato recentemente una promessa del Milan, segnando gol sia in Coppa Italia sia in Serie A. Originario della Costa d’Avorio, ha affrontato un viaggio complesso e difficile, arrivando in Italia all’età di undici anni. A lui, come a tanti giovani migranti, era stata promessa una vita migliore, ma ciò che lo attendeva era una situazione complicata. Sotto un falso nome e con una falsa identità, ha comunque saputo farsi strada nel mondo del calcio, dimostrando il suo talento straordinario e diventando una voce forte per i giovani calciatori e rifugiati. Nella stagione 2024/2025 è uno dei protagonisti del Milan Futuro agli ordini di Daniele Bonera.

Moustapha Cissé

L’attaccante guineano Moustapha Cissé ha lasciato il suo paese per approdare in Italia su un’imbarcazione di fortuna. Dopo essere arrivato in Sicilia, è entrato a far parte della squadra amatoriale “Rinascita Refugees”, formata da rifugiati e richiedenti asilo. In breve tempo, è stato notato dall’Atalanta, segnando un gol al suo debutto in Serie A contro il Bologna. L’estate scorsa è passato al San Gallo, in Svizzera, in prestita dalla squadra bergamasca.

Alphonso Davies

Alphonso Davies, oggi stella del Bayern Monaco, ha vissuto un’infanzia difficile. Nato in un campo profughi in Ghana, la sua famiglia era fuggita dalla Liberia devastata dalla guerra. Davies ha trascorso i suoi primi anni in condizioni precarie prima di trasferirsi in Canada, dove ha potuto finalmente iniziare il suo percorso calcistico. Il suo talento lo ha portato a diventare uno dei migliori difensori al mondo, contribuendo anche alla storica qualificazione del Canada ai Mondiali.

Alphonso Davies
Alphonso Davies | EPA/ANNA SZILAGYI – Footbola.it

Eduardo Camavinga

Eduardo Camavinga, nato in un campo profughi in Angola da genitori fuggiti dalla Repubblica Democratica del Congo, ha dimostrato fin da giovane un incredibile talento calcistico. La sua famiglia si è trasferita in Francia, dove Eduardo è cresciuto e ha sviluppato le sue abilità. Oggi gioca per il Real Madrid e rappresenta un esempio di come, con il giusto supporto, anche chi nasce nelle condizioni più difficili possa raggiungere grandi traguardi.

Luka Modric

Luka Modric, stella del Real Madrid e vincitore del Pallone d’Oro 2018, è cresciuto durante il conflitto nei Balcani. Originario della Croazia, la guerra gli ha portato via il nonno e lo ha costretto, insieme alla sua famiglia, a vivere in un campo per rifugiati. Il calcio è stato per Modric una via di fuga da un’infanzia dolorosa e lo ha portato a diventare uno dei calciatori più rispettati al mondo.

Yayah Kallon

Yayah Kallon, oggi giocatore del Verona, ha lasciato la Sierra Leone per sfuggire a un destino crudele: quello di diventare un bambino-soldato. Dopo un lungo e pericoloso viaggio attraverso il deserto e la Libia, è riuscito a raggiungere l’Italia, dove ha iniziato la sua carriera calcistica. Kallon ha trovato una nuova vita e speranza attraverso il calcio, che gli ha permesso di riscrivere il proprio futuro.

Mamadou Coulibaly

Mamadou Coulibaly, centrocampista della Salernitana attualmente in prestito al Palermo, è un altro esempio di un calciatore che ha attraversato mari e deserti per inseguire il proprio sogno. Originario del Senegal, ha affrontato un viaggio pieno di insidie e difficoltà per poter giocare a calcio in Italia. La sua storia riflette il sacrificio e la determinazione di chi è disposto a tutto pur di inseguire le proprie passioni.

Ebrima Darboe

Anche Ebrima Darboe, ora in prestito al LASK, ha vissuto il viaggio della speranza. Dopo essere fuggito dal Gambia in un periodo di forti tensioni, è arrivato in Italia e ha trovato rifugio in un centro di accoglienza a Rieti. La sua storia ha suscitato l’interesse della Fifa, che gli ha dedicato un documentario, e il suo talento lo ha portato a indossare la maglia della Roma, realizzando un sogno.

Joseph Perfection

Joseph Perfection, giovane talento del Camerun, è stato tra i tanti giovani promettenti che non hanno avuto la possibilità di proseguire la propria carriera. Dopo essere arrivato in Italia in cerca di un futuro migliore, fu accolto dai Liberi Nantes, una squadra di rifugiati. Notato per le sue capacità, fu messo sotto contratto dalla Roma, dove disputò il campionato Primavera nella stagione 2016-2017, l’anno dopo viene aggregato con la prima squadra, senza tuttavia scendere mai in campo. L’anno successivo il suo esordio con il Vicenza in serie B sembra poter essere l’inizio di un grande cammino per il classe 1998, ma a soli 21 anni nel 2020 un infarto lo porta via.

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