Camminando per il manto erboso del Toumba, o correndo per la pista di atletica che circonda l’impianto quasi stringendolo in se stesso fino a renderlo quasi un microcosmo a sé stante, è impossibile non notare come il PAOK risieda in una casa a trattai squallida. Brutto da dire, ma addentrarsi nei corridoi dello stadio di Salonicco non pare esser il massimo sotto il profilo estetico, secondo chi vi scrive. Sì, ci sono state varie ristrutturazioni, ma resta sempre un impianto risalente al 1959 e traboccante di storia, nostalgia, di quello stretto connubio tra un passato mitico e un presente che difficilmente riesce a stare al passo con lui. Nel 2004 è stato nuovamente rimodernato, in vista dei giochi olimpici e in nome di un futuro che per i bianconeri sarebbe stato previsto bello e radioso. Non sarà così, ma non serve che lo ricordi io.
Per Adelino André Vieira Freitas, in arte Vieirinha, il Toumba è casa. Casa, οἰκία, intesa come unità di base (tant’è che il termine οἶκος indica spesso pure la famiglia nella sua accezione più affettiva). E’ tornato a Salonicco da poco, il portoghese, ma è come se in qualche modo non avesse mai spezzato il legame con la Grecia e con l’universo PAOK: la trattativa che l’ha riportato qui, tuttavia, è stata più che mai travagliata. Se è vero che da giugno il giocatore aveva in testa di riprender da dove aveva cominciato a Salonicco, dello stesso avviso non era il Wolfsburg. Molto restii, i tedeschi, a lasciar partire il polivalente esterno convertibile pure in terzino con buoni risultati: non è un caso che l’ufficialità sia arrivata soltanto il 31 agosto, al fotofinish. Lo spiega lo stesso giocatore, incastrato nella rosa del Δικέφαλος parallelamente al passaggio di Pedro Henrique in prestito con diritto di riscatto al Qarabag: “Tutti sanno che non è stata una mia scelta, quella di lasciare il PAOK. La situazione economica aveva convinto la squadra e me ad accettare quel trasferimento”. Anche perché a Salonicco Vieirinha si trovava benone, specialmente con il connazionale Fernando Santos in panchina, che il giocatore ritroverà in nazionale. Già, perché stiamo parlando di un campione d’Europa. Per tentar (e successivamente riuscir) nella conquista di Euro2016, l’Ingegner Santos si è affidato anche al classe ’86: certo, in Francia fu decisivo Eder, ma è strano che il binomio tra tecnico e terzino non abbia portato a titoli vinti in Grecia. “Qui in Grecia è difficile! Se poi fossi andato all’Olympiakos avremmo vinto… undici titoli. Tutti sanno ciò che accade in Grecia. I giocatori, la gente, tutti. In Grecia un giocatore che firma un contratto con l’Olympiakos sa che firma la vittoria del campionato“. E in effetti Vieirinha non solo conferma quanto detto ma rilancia rivelando di una proposta pervenutagli dai biancorossi del Pireo: “Ma gli ho informati che in Grecia avrei giocato solo per il PAOK”. E già due anni fa aveva dichiarato di voler tornare a casa, ma non era ancora il momento giusto. Ora però lo è: “Io vi dico la verità, penso di venire al PAOK. Verrò se vogliono, voglio finire la mia carriera con il PAOK, ma ovviamente voglio venire per aiutare la squadra, non solo per finire la mia carriera ma almeno due o tre buoni anni per aiutare la squadra a raggiungere i suoi obiettivi. Penso praticamente ogni giorno, al mio ritorno. Qui torno a casa, mia moglie peraltro è greca. Senza il PAOK non l’avrei conosciuta, non avrei giocato per tutti questi anni ad un gran calcio e non avrei sentito tutto l’amore da parte della città”.
Βιεϊρίνια, così come traslitterato in greco, ora è casa. La sua storia, se siete pratici di calcio iberico, è simile a quella di Joaquín quando dalla Fiorentina volle a tutti i costi trasferirsi al Betis. Il portoghese si è ridotto l’ingaggio (da 2,2 a 1,7 milioni annui) e ha nel frattempo risolto qualche piccola scaramuccia col presidente del club Ivan Savvidis. L’operazione che lo avrebbe portato a casa è stato un blitz in piena regola, condotto sapientemente dagli uomini mercato del Δικέφαλος per metter a disposizione di Lucescu un talento cristallino nonostante le 31 primavere. Al PAOK lo aspettavano, lo ricordavano grazie a 28 reti e 25 assist spalmati in 129 apparizioni, in quattro anni (dal 2008 al 2012). Il fatto che avesse poi accumulato pure 22 ammonizioni, nello stesso periodo, fa capire come al Toumba apprezzino i calciatori passionali, battaglieri, magari duri ma non certo impauriti. Il sito del PAOK parlava così a proposito di Vieirinha: “Relaxed, direct and clear, he was comfortable just like a host and excited just like a newcomer. Five years after his departure for Germany, Vieirinha is back in Thessaloniki. More mature. more experienced and more hungry than ever to win silverware with PAOK“. C’è un video, che lo ritrae quasi perfettamente a suo agio. Aprite QUI e poi ditemi: vi pare timido e impacciato, come un nuovo acquisto, o magari sicuro di sé al pari di un veterano?