Un po’ come la Spagna. Avete presente la Roja al Mondiale 2014, della quale esattamente oggi ricorre l’addio? Era il 23 giugno di quell’anno e in Brasile i campioni del mondo uscirono da una kermesse per loro disastrosa. Non solo il 5-1 rimediato dall’Olanda, anche il 2-0 subito dal frizzante Cile di Sampaoli. L’ultima partita fu 0-3, contro l’Australia, e in rete andò tra gli altri anche David Villa. Il suo 59° gol, di tacco su assist dell’allora compagno colchonero Juanfran, ma anche la fine del ciclo, l’addio a tre pilastri come Xavi, Xabi Alonso e lo stesso Guaje: mille altre sfacettatture di un fracaso inexplicable. Anzi no, le cause ci sono e verranno ampiamente spiegate dalla stampa iberica. Eppure, tutti quanti a ringraziare ancora. Due Europei, 2008 e 2012, inframezzati dalla notte di Johannesburg e da Iniesta. Tutti grandi ricordi che tornavano a mente nel momento in cui bisognava solo chiedersi il motivo di una tale prematura uscita. Il preambolo mi serve per parlare di questa Svezia, campione nel 2015 ma flop in questo 2017.
Ricambio generazionale – Oltre alla serie più lunga di vittorie e la loro importanza (un conto sono titoli maggiori, un altro quelli giovanili), c’è un altro aspetto che differisce le due parti del paragone. Se quella Spagna aveva confermato il blocco per una sorta di “dovere” nei confronti dei reduci di Polonia & Ucraina e Sudafrica, questa Svezia aveva solo due elementi comuni a quella di due anni fa. In ogni caso, ambedue le situazioni sono state seguite da rosee previsioni di ricambio generazionale, e così come i Guidetti e i Forsberg un’intero gruppo di ragazzi non attende altro che farsi strada nel calcio che conta. I nati nel 1994 o ’95 hanno esaurito il loro tempo e sono vecchi per l’Under 21, il nuovo tecnico al posto di Ericson / del Bosque sarà Lopetegui / Roland Nilsson. In compenso, scapitano i 1998 o 1999, che parteciperanno all’Europeo Under 19 in programma quest’estate in Georgia: Svante Ingelsson, Alexander Isak, Jesper Karlsson, Jordan Larsson, Erdal Rakip, perfino il centrale difensivo della Juventus Mattias Andersson. Forse il nome di qualcuno vi sarà noto, vero? Comunque, ecco la formazione che l’Aftonbladet ipotizza l’11 titolare per i prossimi Europei U21: Dahlberg (99); Wahlqvist (96), Andersson (, 98), Dagerstål (97), Ssewankambo (96); Asoro (99), Rakip (96), Simon Olsson (97), Svanberg (99); Isak (99), Strandberg (96).
Ripartire da Nilsson – “E’ una buona ricrescita e ci sono molti nuovi giocatori che fanno bene. Ora hanno mostrato solo di essere in una squadra che deve cominciare a essere normale” dice Roland Nilsson, che ha svezzato la generazione ’98-’99. Sempre secondo il prossimo tecnico, sarà il settore centrale (sia difesa che centrocampo) ad aver maggiore concorrenza. Sugli esterni non c’è tantissimo da cui scegliere, mentre un’ultima battuta è sull’operato del suo predecessore. Håkan Ericson ha fatto qualcosa di storico quando ha preso la nazionale Under 21 in due edizioni del campionato europeo, cosa mai accaduta nel mondo del calcio svedese. Gli è stato chiesto se senta la pressione, ha risposto: “Hakan ha fatto fantasticamente bene ed è chiaro che ci sarà un comunicato rispetto ai risultati di Hakan”.
Il suo identikit – Era l’11 aprile 2017 quando arrivò l’ufficialità. Nato ad Helsinborgs, il classe ’63 Roland Nilsson sarebbe stato il successore di Ericson, l’uomo cui spetterà il difficilissimo compito di continuare sul solco tracciato dall’ex tecnico. Nilsson è uno degli eroi che nel Mondiale 1994 negli Stati Uniti arrivarono fino alle semifinali salvo esser poi eliminati da un gol al minuto 80 del brasiliano Romario. Sarebbe stata la finale di Pasadena, quella tanto indigesta per noi italiani, mentre in quella per il 3°/4° posto gli scandinavi travolsero la Bulgaria prendendosi il bronzo: Brolin, Mild, Henrik Larsson e Kennet Andersson. Nilsson aveva il numero 2 e ne era il capitano. Ora, si trova a cercare di trasmettere la stessa mentalità vincente ai ragazzini, tra cui il figlio (Jordan) dell’Henke allora suo compagno di nazionale. “In primo luogo, è un onore e un grande divertimento per lavorare con le nostre cucciolate di successo. Inoltre, è una sfida stimolante per continuare a lavorare sui successi a livello di U21 che Håkan Ericson ha già compiuto”. Nilsson proviene dall’Under17 ed è stato tecnico di GAIS, Malmoe e Copenhagen. Il segretario della SvFF Håkan Sjöstrand l’aveva descritto così: “E’ un uomo di calcio solido con vasta esperienza di gioco, che ha anche fatto tanto nella squadra nazionale, soprattutto durante i suoi ultimi anni come allenatore delle giovanili. Per la nazionale U21, è bello avere una successione interna perché è Roland a sviluppare la nazionale, ha già lavorato con loro e raggiunto il successo e lo sviluppo”. Insomma, non male, certo è che di Ericson si parlerà ancora per tanto.
“Il futuro è ancora nostro” – Minaccia, avvertimento, consolazione. Queste le tre direttive che l’editoriale di Erik Niva sull’Aftonbladet può assumere: minaccia nei confronti delle altre nazionali che avranno nella Svezia un’agguerrita contendente, avvertimento nei confronti di ogni persona ritenga finito il ciclo della golden gen sotto Ericson, consolazione perché questo Europeo è stato un gran brutto capitombolo. “Framtiden är fortfarande vår” è il titolo, sotto il quale campeggia il monito. Lublino. Una brutta notte.Oppure no, una misera fottuta notte schifosa. Ma ancora comunque un futuro luminoso che è nostro. Non serve a nulla attaccare la squadra, semmai bisogna proteggerli, ancor di più dopo una partita tale. Umiliata, in crisi psicologica prima di tutto, con un atteggiamento sbagliato. L’Europeo è stata una delusione, certo, a livello individuale però niente è compromesso e i migliori secondo Niva sono Jacob Une Larsson e Simon Tibbling. Il resto è tutto fatto da momenti, il rigore sbagliato dal vice-capitano Linus Wahlqvist contro l’Inghilterra è quello più lampante. Nessuna carriera è stata distrutta qui in Polonia, nessun’indagine deve esser effettuata, serve esclusivamente riprogrammare. I giovani esibiti dalla futura nazionale sono sempre più promettenti. Dunque, serve ricordare questa settimana in Polonia per pensare al futuro. Una nazione di calcio può crescere in molti modi diversi: a volte non sono i risultati che forniscono il pubblico, ma il pubblico che ha come fine quello di portare risultati. E l’Allsvenskan è sempre più popolata sugli spalti. Le ondate gialloblù ci sono state, hanno ringraziato e a loro volta sono state ringraziate. Håkan Ericson fu il primo ad arrivare, ma anche il primo a lasciare. Era quasi dentro lo spogliatoio prima di vedere il blu e il giallo, che ha cantato più volte il suo nome. Poi si fermò, alzò gli occhi prima di lasciare il calcio svedese, per ora. Niva spera che trovino un buon modo per tenerlo, e che venga apprezzato come merita di essere valorizzato. La sua selezione della squadra oggi ha mancato il bersaglio, ma non era l’uomo che ha portato a un tremålsförlust contro la Slovacchia. Era uno di quelli che ha reso la sua una nazione di calcio molto lungimirante e benestante. Grazie per questo momento. Grazie per la fede, la speranza e che medaglia d’oro. Ora lo prendiamo a partire da qui.