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I Rangers sono morti una seconda volta

Vergogna, questo è l’unico sentimento che si può provare davanti alla sconsiderata quanto inaspettata debacle patita dai Rangers questa sera.

Doveva essere la grande serata del ritorno in Europa, l’occasione per festeggiare una vittoria fuori casa in campo internazionale che mancava da ben dodici partite, più precisamente dal 10 aprile 2008 quando i Gers si imposero per 2-0 a Lisbona contro lo Sporting nella gara di ritorno dei quarti di finale di Coppa UEFA e invece è stato forse il momento più imbarazzante nell’ultracentenaria storia del club di Glasgow, stasera i Rangers sono morti una seconda volta.

Inutile commentare la partita, quando perdi contro il Progrès Niederkorn una squadra che in campo europeo non aveva mai vinto una partita prima di stasera e non andava in goal dal lontano 1981, non puoi far altro che coprirti il volto per il disonore.

Vero è un momento della stagione complicato, la ripresa degli allenamenti è appena cominciata e le gambe sono pesanti e si può anche dire che i Rangers hanno forse fatto di più in campo colpendo anche tre traverse, ma allo stesso tempo si sono dimostrati una squadra senza qualità, senza gioco e soprattutto senza identità, contro un avversario comunque modesto.

Pedro Caixinha è sicuramente colui che si deve accollare le colpe, certo non sono tutte attribuibili a lui, ma da quando è arrivato alla fine della scorsa stagione non ha apportato alcuna migliora ne lasciato un segno tangibile. Certo mandarlo via ora potrebbe essere ancora più controproducente, la società ha fatto un mercato importante seguendo le sue direttive, si è venuta a formare una colonia di calciatori portoghesi e sudamericani, a discapito dello zoccolo duro, che potrebbe mal digerire una nuova guida.

Certo le sue regole, come quella di non indossare scarpini verdi per non vestire i colori dei rivali del Celtic, non sono servite finora a creare un gruppo solido e con degli ideali comuni.

Resterà nella storia per essere stato l’allenatore che ha perso contro una squadra arrivata seconda nel campionato lussemburghese, ossia ai limiti del professionismo, un’infamia per ciò che il club rappresenta a livello mondiale e soprattutto per gli oltre 2.000 tifosi che si sono sobbarcati questa trasferta in questo periodo dell’anno.

Una delusione inaudita, anche per tutto il calcio scozzese che sembra essere entrato in un’irrefrenabile spirale verso il basso.

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