Un gigante del continente che cade, per l’ennesima volta. Lontanissimi i ricordi di quel Peñarol del 2011 che solamente in finale si arrese ad uno stellare Sntos guidato da Neymar; molto più nitida invece l’immagine di una squadra costruita senza criterio né aspettative, figlia illegittima di un popolo che vive per il calcio e che avrebbe sognato qualcosa in più.
I problemi del Peñarol non stanno certo nella sconfitta pesante contro l’Atletico Nacional, fin qui miglior squadra della competizione che non sembra avere lacune, ma un rotondo 4-0 incassato tra le mura amiche dà il colpo di grazia ad una squadra che ha palesato forti limiti in tutto questo 2016.
Comincia tutto con l’esonero del Profe Bengoechea nello scorso gennaio dopo una sconfitta in un Clasico amichevole contro il Nacional che per quanto possa essere sentito da quelle parti rimane pur sempre un’amichevole estiva. Il licenziamento dell’allenatore che aveva fatto vincere l’ultimo campionato al Manya fa saltare qualcosa in uno spogliatoio sempre meno unito, scosso anche dal malumore di Zalayeta che non avendo gradito la scelta della dirigenza ha più volte pensato di anticipare il suo addio al calcio.
Sotto la nuova guida di Jorge da Silva le cose vanno come devono andare e il Peñarol è un corridore infortunato che non sa celare le sue difficoltà. Il cammino in Copa Libertadores fin qui è stato imbarazzante: 1 punto in 4 partite, 1 solo gol fatto e ben 8 subiti e una qualificazione che se non è impossibile poco ci manca.
Nell’ambiente succede di tutto: la madre di Damián Frascarelli, portiere di riserva, ha chiamato in una famosa trasmissione radio (mascherado inizialmentela sua identità) per dire che il portiere tiolare Guruceaga sta commettendo troppe papere per la sua giovane età scatenando più di qualche malumore nello spogliatoio.
In campo la situazione non è migliore: il centrocampo fa acqua da tutte le parti e mette in costante difficoltà una difesa troppo piatta; l’attacco non viene servito a dovere e neanche una figura leggendaria come Diego Forlan riesce ad essere innescata.
Questi limiti vengono palesati nella partita contro l’avversario più forte del girone, quell’Atletico Nacional da percorso netto che ha il miglior attacco e la miglior difesa (ancora imbattuta) della Copa Libertadores. Un peccato vedereuna squadra dotata di un buonissimo organico sprofondare così male e così presto: giocatori di prospettiva come Nahitan Nandez e Federico Valverde, veterani come il Cachavacha o Guillermo Rodriguez avrebbero potuto sicuramente dare qualche cosa in più ma l’ambiente circostante ha impedito tutto ciò.
La sexta Libertadores rimarrà ancora una volta soltanto una “Obsesion” come ricorda la più famosa canzone della Barra Amsterdam: il Peñarol adesso deve provare a salvare la faccia in queste ultime due partite e poi ancora una volta provare a ricostruire una grande squadra per dimostrare che questa leggenda non vuole crollare.