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Lopetegui, un altro basco alla conquista di Siviglia

Siviglia è una città calda, in cui il legame con il calcio è viscerale. E oltre a essere tra i luoghi più belli da visitare in Spagna, vanta uno dei club più antichi e rispettati (in Europa) dell’intera penisola. Aveva iniziato Juande Ramos, sollevando in due anni due Coppa Uefa e una Supercoppa Europea; ha seguito le sue tracce qualche anno più tardi Unai Emery, vincendo tre Uefa Europa League consecutive. Ma cosa ha a che fare questo con il Siviglia attuale?

Il legame, come detto sopra, è talmente profondo che i sevillistas, dopo qualche mese, sono già pazzi di Julen Lopetegui. Ha vinto il suo primo Gran Derbi, Emery conquistò solo un pareggio (3-3) alla sua prima volta nel Benito Villamarín. Dopo quattro turni il Siviglia è già matematicamente ai sedicesimi di Europa League come prima della classe. In Liga occupa il il terzo posto a pari merito con l’Atletico Madrid, a un solo punto di distanza da Barça e Real. I paragoni con l’attuale allenatore dell’Arsenal si sprecano e alcune analogie fanno sognare i tifosi andalusi.

Julen Lopetegui Agote e Unai Emery Etxegoien. I nomi e i cognomi dei due famosi allenatori sono tipicamente baschi. Un tragitto in macchina di circa quaranta minuti separa Hondarribia, luogo di nascita di Emery, da Asteasu, paese natale di Lopetegui. Entrambi nati nella provincia di Guipúzcoa, regione dei Paesi Baschi, hanno iniziato muovendo i primi passi da calciatori nella Real Sociedad e hanno invece costruito la loro carriera da allenatori lontano dal freddo nord della Spagna. I risultati ottenuti da Emery in Andalusía sono difficilmente raggiungibili e resterà per sempre tra i migliori tecnici della storia del Siviglia. Lopetegui invece, dopo le burrascose esperienze sulle panchine della Nazionale spagnola e del Real Madrid, sembra aver finalmente trovato un luogo e una squadra adatti al suo calcio.

La sessione estiva del mercato ha avuto come protagonista Monchi che, come spesso accade, ha sostituito molti giocatori presenti nella rosa dell’anno scorso. Tra i più importanti sono andati via Pablo Sarabia, Wissam Ben Yedder, Quincy Promes, Luis Muriel, Wober, Mercado e Kjaer. Sono arrivati giocatori validi per un costo totale di 158 milioni.  Per rinforzare la linea difensiva Reguilón, Diego Carlos e Koundé; in mediana Fernando, l’ex porto Oliver Torres e il talento dell’Eibar Joan Jordán. Sulle fasce Monchi ha puntato fortemente sul talento per molti versi ancora inespresso degli ormai non più giovanissimi Lucas Ocampos e Rony Lopes. Infine ha speso circa 40 milioni per tre attaccanti: Luuk de Jong, Munas Dabbur e il Chicharito. 

La maggior parte dei sopracitati sta rendendo sopra le aspettative e molto del merito va alla capacità del tecnico di aver saputo integrare un blocco così numeroso di elementi alle certezze già presenti al Siviglia (Jesus Navas, Banega, Vazquez, Nolito, Munir). Tuttavia il reparto in cui la squadra andalusa sta soffrendo di più è quello offensivo. L’addio del franco-tunisino Ben Yedder, capace di segnare 70 reti in 138 gare con la maglia del Siviglia ha lasciato un vuoto che nessuno dei nuovi acquisti è riuscito e probabilmente riuscirà a colmare nel breve termine. 17 gol in 13 di Liga sono un bottino che non rispecchia il gioco spumeggiante e le tante occasioni create dal Siviglia di Lopetegui, al quale in questo momento sembra mancare solo un finalizzatore.

Luis Fabiano, bandiera degli andalusi, autore di 107 gol in 230 incontri con la maglia degli andalusi, intervistato da Radio Marca Sevilla, ha risposto così sull’argomento: “Con gli attaccanti bisogna aver un po’ di pazienza. Tranquillità. Io quando arrivai a Siviglia incontrai problemi di adattamento, poi feci molti golBisogna pazientare con gli attaccanti, che sono molto bravi e credo possano segnare tanti gol”. 

Parola di una leggenda rojiblanca.

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