L’atmosfera non è quella che tutti sognavano: nessuno canta you’ll never walk alone, nessuno tiene stretta fra le mani la sciarpa rossa, nessuno è pronto ad abbracciare lo sconosciuto seduto al seggiolino di fianco. Ma soprattutto nessuno sta guardando la partita del Liverpool, perché il Liverpool in campo non c’è. Che strano modo di diventare campioni, davanti alla televisione che trasmette la partita dei più grandi rivali degli ultimi anni.
Trent’anni fa nessun tifoso avrebbe mai immaginato che per festeggiare un altro titolo avrebbe dovuto aspettare così tanto tempo. Intere generazioni non hanno mai visto i Reds lì dove ora siedono, al vertice di una classifica spaccata da un solco profondo e dominata in lungo e in largo. Una maledizione, diceva qualcuno nella parte rossa del Mersey, un sortilegio che doveva essere spezzato come in una favola dal più improbabile dei principi azzurri. Già, perché Jürgen Klopp di regale non ha quasi nulla, a partire dal caratterino heavy metal che ha saputo trasmettere alla sua squadra dal primo giorno in cui ha messo piede in Inghilterra. Il sogno del Liverpool diventa incredibilmente realtà e forse per qualcuno è ancora difficile crederci. D’altronde i Reds sono sempre stati tanto vicini dall’essere campioni, ma ogni volta la maledizione ha fatto il suo corso, con una scivolata sfortunata o un gol di troppo divorato.
Ma quest’anno non c’è incantesimo che tenga. Tutto è stato praticamente perfetto dal giorno in cui il Liverpool ha battuto il Barcellona nella semifinale di ritorno di Champions League: da allora tutto è tornato perfettamente al suo posto e oltre alla coppa, ha riportato stabilità a una squadra accusata di essere troppo altalenante nei momenti che contano. Non è stata la solita stagione in crescendo, ma un’unica grande emozione cominciata più di un anno fa e conclusa qualche giorno fa in un Anfield vuoto ma pieno d’amore e di quelle bandiere che ogni settimana coloravano i suoi spalti. Non è stato facile vedere lo stadio così, silenzioso come non mai, eppure tutti hanno tenuto fede al più importante dei giuramenti: nessuno a Liverpool camminerà mai da solo, neanche nel mezzo di una pandemia che ha privato ai tifosi di vivere da vicino uno dei momenti più belli delle loro vite.
Ma forse sarà tutto ciò a rendere questa notte indimenticabile: si festeggerà dal divano di casa o, per i più temerari, affacciati alla finestra, con una pinta in mano e un abbraccio riservato alle persone più care. Sarà un titolo insolito e diverso proprio come questo Liverpool che di normale non ha mai avuto nulla ma che è pronto a rimettere la corona da re dopo trent’anni di paure, emozioni e sogni.