Game, set and match. Oppure Gol, vittoria e titolo. Il Barcellona è campione di Spagna per la ventiseiesima volta nella sua storia: una firma d’autore per consegnare anche all’aritmetica quel verdetto che era ormai atteso dalla vittoria nello scontro diretto con l’Atlético. Il punto finale l’ha messo Messi, autore del gol che ha sbloccato la partita con il Levante, i guastafeste della scorsa stagione.
Infatti i Granotas un anno fa interruppero la striscia di imbattibilità della squadra di Valverde con una vittoria per 5-4 a due giornate dalla fine del campionato e da un record incredibile.
Anno nuovo, vita nuova però, banale e scontato come il più classico dei proverbi. Perché per quanto la concorrenza porti i due nomi forti di Madrid, il Barcellona in campionato continua a vincere con estrema facilità.
Non ha vinto questa Liga, l’ha dominata: tre vittorie e un pareggio negli scontri diretti più importanti, statistiche impressionanti offensive esaltate dalla stagione senza eguali di Messi e Suárez che in due hanno preso a schiaffi il campionato.
Non poteva non chiuderlo Messi questo confronto a distanza con l’Atlético, arrivato nel weekend giusto, l’ultimo prima di concentrarsi sulla Champions. Perché i titoli sono solo cominciati ad arrivare e la Liga è il primo di tre tasselli che a Barcellona aspettano: c’è il sogno della Orejona, la Champions alla spagnola, ma anche una Copa del Rey da conquistare in finale contro il Valencia.
Intanto il primo titolo è arrivato, festeggiato in casa, in campo, senza aspettare notizie dagli altri. Perché il Barcellona non ha mai avuto bisogno di guardare cosa facessero le rivali e merita di festeggiare in questo modo. In Spagna ha dominato in tutto il decennio, con 7 campionati vinti in 10 anni. Ora aspetta solo di poter tornare a gioire in Europa, l’unico posto dove ultimamente hanno festeggiato le due di Madrid.