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Ansu Fati guida la rivoluzione Barcellona

Per tutto il periodo post 8-2 di Lisbona ci si è chiesti quale rivoluzione potesse partire in casa Barcellona: il caso Messi ha tenuto banco per settimane così come le altre partenze eccellenti, ma tutti hanno atteso invano che i volti della nuova era arrivassero dalla sessione aperta di mercato. E invece il volto è uno conosciuto, per quanto giovane, e non poteva che essere quello di Ansu Fati. 

Ascesa imperiosa, con l’irruenza di chi non ha tempo da far aspettare ai suoi tifosi. La prima dell’era Koeman, contro il pericoloso Villarreal di Emery, spaventava tanto il tifo blaugrana, che eccezion fatta per due test amichevoli, non vedeva il campo proprio dalla sciagura contro il Bayern. E invece al posto di un nuovo scenario horror che sarebbe stato in linea con quanto visto nel finale dell’estate, è apparsa come una visione, una ventata di novità e di speranze per il futuro, tutto nel segno di Ansu Fati.

Da nuovo Messi a nuovo Bojan il passo è breve, è verissimo, ma ogni volta che questo talento scende in campo sembra dare segnali di una carriera davvero importante. Poi chiaro, ci sono vie di mezzo tra il più grande di tutti i tempi della storia del club e uno dei maggiori talenti sprecati mai passati al Camp Nou, ma in questo momento è fondamentale plasmare l’identità del campione. Quello che si prende in mano la squadra, che decide le partite, quello dalla grandissima giocata estemporanea o del dominio della sua zona di campo. Insomma, tutto ciò che ha fatto Ansu Fati contro il Villarreal.

A referto ci sono due reti e un rigore procurato, un impatto devastante sul campionato, un po’ come accaduto a Suárez alla prima all’Atlético Madrid. Il primo gol è una giocata di istinto, una splendida coordinazione istantanea con il destro. La seconda rete è la finalizzazione di una grande ripartenza, su un lato del campo in cui gli sono stati concessi decisamente troppi metri, sfruttati a pieno da lui che è riuscito a trovare anche il tempo di spostarsi con il corpo per calciare col piede buono. Poi il rigore conquistato, guizzo di imprevedibilità di un calciatore che può sia tagliare dentro che andare sul fondo, in grado di lasciare pietrificato anche un terzino esperto come Mario, con una sola finta di corpo.

Imprendibile nel primo tempo, in quella fascia sinistra che fu di Neymar e che dopo il brasiliano ha visto solo un tremendo domino di fallimenti. Lui è stato quello su cui si è investito di meno, eppure è quello che rende meglio. Appena diciottenne, recordman già in ogni luogo. Ma la strada tracciata è quella di un calciatore che non avrà bisogno dei numeri per essere celebrato, che poi è la cosa che rende grande il suo capitano Lionel Messi, non ritrovato a pieno ma comunque in grado di mettere la firma sul tabellino e di trovare qualche buon guizzo capace di far sperare bene.

Tutti gli occhi hanno guardato l’argentino, ma i cuori hanno battuto per Ansu. Il fenomeno di questa squadra, il volto della rivoluzione Barcellona. Forse l’era Koeman non sarà lunga, questo è davvero difficile da prevedere, ma di certo il Barça sa di avere in casa un altro giocatore in grado di dominare la scena mondiale. Con queste premesse, solo lui può perdersi per strada, altrimenti il cammino è tracciato.

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