Il giorno dell’arrivo a Vinovo di Massimilano Allegri molti, tra le fila dei tifosi bianconeri, si schieravano come militanti nel partito dei contrari all’ex tecnico del Milan sulla panchina bianconera. Orfani di Antonio Conte, fuori dal centro sportivo che di lì a poco sarebbe diventato a pieno titolo di propietà bianconera, alzavano un coro che recitava “senza di te non andremo lontano, Antonio Conte è il nostro capitano”.
Oggi, a più di 1200 chilometri di distanza, Conte sta vivendo quella che può essere forse definita come una delle più eccitanti della sua carriera. Non può non fare effetto quel primo posto con +12 lunghezze sull’Arsenal, oggi battuto dai Blues per 3-1, un campionato con grande visibilità e tasso tecnico. Dopo il decimo posto della stagione scorsa tante, sotto alcuni punti di vista, parevano essere le incognite e le possibili difficoltà che si potevano porre sulla strada verso le soddisfazioni per il Chelsea ed il mister leccese.
Una stagione, insomma, che ha portato novità quasi solo positive, se escludiamo la poco felice eliminazione subita in Coppa di Lega per mano del West Ham. Dopo gli inizi con un europeo e trendy 4-2-3-1, Conte si è ricordato di essere il primo allenatore di un certo livello ad aver riproposto la difesa a 3, nell’anno del primo suo Scudetto vinto allo Juventus Stadium.
In nome della squadra anche alcuni tagli, come quelli del capitano John Terry e di Oscar. In un momento difficile l’ex ct azzurro ha avuto la forza ed il coraggio di cambiare e di effettuare scelte “scomode” , dando fede alla sua capacità di valorizzare in modo importante calciatori meno quotati e considerati all’inizio di un determinato percorso.
Forse, visto il sentimento che i tifosi del Chelsea provano verso il proprio capitano, da qualche esponente del tifo del club londinese Conte potrebbe, tra qualche anno, essere ricordato come “colui che ha vinto sì, ma ha anche mandato in pensione un uomo che ha scritto la storia del club”. D’altronde, vista anche la notizia del ritiro di Frank Lampard, fresca di venerdì, vien da dire che anche i campioni non sono eterni, ed il tempo non è mai troppo galantuomo con nessuno, nemmeno con i grandissimi calciatori.
Forse a Stanford Bridge la popolarità di Conte non sarà mai quella raggiunta a Torino, per ovvio motivi. Intanto, però, visti i risultati, la parte del coro “senza di lui non andremo lontano” può trovare almeno una buona giustificazione. Con buona pace di Allegri, che ha smentito un sacco di scettici….